La Mugnaia: è come vedere il mare!

Altro che finti scoop: è sempre un’emozione forte che ti sorprende

Irene Quaglia Ferraris (Foto Eugenio Cacciola)

Vedere la Mugnaia apparire dal balcone del palazzo Civico di Ivrea, la sera di sabato è come vedere il mare, dopo qualche tempo che non ci andavi.
Arrivi in auto, sei ancora nell’entroterra, ma sai che di lì a poche curve lo rivedrai, il mare.“Se non è questa curva è quella dopo” pensi tra te e te, e sei ansioso come un bambino. Poi, quando ce l’hai di fronte, è sempre un’emozione forte che ti sorprende, come la Mugnaia.
È questo che piace alla piazza di Ivrea, l’emozione dell’uscita che ti spinge sotto il balcone del Municipio. Una attrazione. Anche se il nome della Mugnaia lo conosci già, o pensi di conoscerlo perché qualcuno te lo ha sussurrato in un orecchio, come è successo in tanti anni di Carnevale.
Anche se il nome è stato sbandierato sui giornali ed anche la foto è stata pubblicata, come successo quest’anno. La Mugnaia è come il mare. Lo sai che c’è ma in piazza ci vai comunque e l’emozione sarà la stessa ogni anni: una grande emozione.
Anche se…
Anche se quella tradizione non scritta, quel patto che dovrebbe contraddistinguere il Carnevale di Ivrea quest’anno è stato rotto, violato, messo sotto i tacchi.
“Perché le tradizioni cambiano” è stato detto, perché i tempi sono diversi.
Non è proprio così, i tempi sono diversi se lo vogliamo noi. Perché, altrimenti, possiamo rimanere ancorati ad una tradizione che per anni ha contraddistinto il nostro Canavese.
Si badi: non parliamo solamente della Mugnaia, ma anche di altro.
Un tempo il Canavese era terra contadina e c’era da andarne fieri. Molto lavoro, sudore e idee chiare. Anche perché non c’era molto spazio per pensare ad altro.
Con la terra non si scherza e quando un lavoro andava fatto non c’erano santi. Lo si doveva fare.
Da lì una mentalità seria e scrupolosa che si basava su alcuni concetti chiari: il rispetto ed i valori.
È proprio una questione di valori.
O si hanno oppure no. Magari un tempo c’erano e poi ce li siamo dimenticati.
Nel caso della Mugnaia il valore è quello di non cercare di argomentare una scelta a dir poco discutibile con una filosofia sociologica da quattro soldi.
“I tempi cambiano”. Cosa vuol dire? Solo una frase fatta, come “Non ci sono più le mezze stagioni”, “Si stava meglio quando si stava peggio” e così via.
In questi giorni parecchie persone mi hanno chiesto: “Ma la Gazzetta quando esce con lo speciale della Mugnaia?” “Alle 21 di sabato, come sempre: non un minuto prima” è stata la risposta. “Ma se tutti sanno chi è! E poi gli altri giornali sono usciti o usciranno prima!”
È una questione di valori e di rispetto. Un impegno nei confronti della Mugnaia che, come dice il Sostituto Gran Candelliere Carlo Ardissono, altri non è se non la Libertà! Ma un impegno anche verso la Violetta Irene e per tutti coloro che hanno voglia che sia così.
Mi sono posto anche un’altra domanda: “Ma chi ragiona in questo modo è l’ultimo dei romantici o il primo dei fessi?. Meglio la prima, molto meglio. Ne sono convinto.
Perché la Mugnaia è come vedere il mare, sai che c’è ma ti sorprende sempre!

Mario Damasio

 

Permalink link a questo articolo: https://www.damasio.it/5-anni-di-gazzetta/la-mugnaia-e-come-vedere-il-mare/6607