L’abbraccio di La Russa alla mamma di Luca

Luca Barisonzi è stato ferito il 18 gennaio in Afghanistan in uno scontro a fuoco in cui perse la vita Luca Sanna

Ora gli amici hanno aperti una sottoscrizione per regalargli una casa domotica

Loro insegnano. Insegnano a fare del bene, e quando tutt’intorno ti passeggiano accanto, un po’ di quel bene quasi lo si respira, e ci si sente migliori, vicini in una tre giorni che li ha visti protagonisti, dove accanto ai ricordi di battaglie combattute, o di emergenze affrontate, di loro trapela solo l’entusiasmo, l’emozione, il desiderio di stare insieme, l’allegria, quel fresco bicchiere di vino che non li ha mai visti eccedere.
Non si piangono addosso, non si vantano neppure di eroiche imprese, loro, gli Alpini, sorridono e lo fanno al mondo intero. E mette quasi tristezza quello striscione con su scritto “Arrivederci a Bolzano” perché ti rendi conto che domani, voltata pagina, se ne va quel pezzo di storia, che per ore ed ore ha inebriato la città, e chissà quando si tornerà a rivederla così bella, così ricca, così umanamente festosa. E quello che per noi può apparire il sogno di poche ore, per loro è la realtà di tutti i giorni, nell’affrontare con il cuore zeppo di ideali, piccole e grandi imprese.
Sono passati ormai diversi mesi da quel consiglio comunale di Agliè, quando il Vice Sindaco Alberto Rostagno aveva fatto gli auguri di pronta guarigione a Luca Barisonzi, il caporal maggiore ventenne, in forza all’8° reggimento Alpini, rimasto ferito il 18 gennaio scorso in Afghanistan in uno scontro a fuoco in cui perse la vita Luca Sanna. Nel piccolo comune del Basso Canavese, abita il papà, ed anche il giovane alpino così tragicamente colpito ha vissuto per un certo periodo, per poi seguire la mamma a Gravellona Lomellina.
E la mamma di Luca, al momento ancora paralizzato, all’Adunata delle Penne Nere, ha voluto essere presente. Ad incontrarla il Ministro della Difesa Ignazio La Russa. «L’ho abbracciata – ha detto il Ministro – e in quell’abbraccio ho sentito l’orgoglio dei genitori di chi è pronto a dare la vita e la propria integrità fisica per adempiere al proprio dovere. Credo siano quelle cose che al di là della retorica, ci pagano di tante amarezze, di tante incertezze e difficoltà. Mi inchino sinceramente, di fronte a chi, incurante delle polemiche, tiene alto il nome dell’Italia, facendo della propria divisa un’insegna. Grazie agli alpini ed ai militari di tutte le Forze Armate, che ci mostrano la via della dedizione.»
Oggi Luca non muove ancora braccia e gambe, e a darle forza sono i tanti colleghi che non lo hanno abbandonato. È loro l’idea di regalargli una casa domotica per aiutarlo a svolgere quanto oggi non riesce a fare. Per questo c’è un conto corrente per chi volesse contribuire e le offerte saranno devolute anche all’acquisto di una particolare macchina per la riabilitazione delle persone con lesioni al midollo. «Luca, sei un Alpino, stai dimostrando il tuo attaccamento a quello che hai scelto di rappresentare; i tuoi predecessori che hanno combattuto sulle Alpi, in Russia e in qualunque altro posto, sarebbero orgogliosi di te» recitava uno dei tanti messaggi su Facebook, che concludeva dicendo «Luca non mollare mai!».

k.o.

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