Mons. Nosiglia, figlio di un Alpino

L’Omelia della Messa celebrata in Piazzetta Reale dall’Arcivescovo di Torino

Gentili Autorità, carissimi alpini,

è con grande gioia che vi saluto, a nome della comunità cristiana della Diocesi di Torino e della Regione Ecclesiastica Piemontese in occasione del vostro Raduno nazionale che quest’anno assume una significativa importanza dato l’anniversario del 150 esimo dell’unità d’Italia. Tutta la città vi accoglie e saluta con affetto, riconoscenza e amicizia.
Siamo qui per celebrare l’Eucaristia e chiedere la benedizione del Signore su questo importante Incontro, ma anche sull’intera famiglia degli alpini del nostro Paese, sulle loro famiglie e su quanti, in varie parti della terra, svolgono un compito arduo, ma indispensabile, per promuovere la pace, la giustizia e la solidarietà tra i popoli. Siamo qui anche per fare memoria dei caduti, che hanno sparso il loro sangue per la Patria e per queste missioni di pace nel mondo.
Il vostro Raduno si svolge nella terza domenica del tempo pasquale che ci presenta nel Vangelo un episodio ricco di gioia e profondità umana e spirituale.
Due discepoli del Signore scoraggiati e tristi che hanno perso la fede in Gesù in seguito alla sua passione e morte, camminano sulla via da Gerusalemme ed Emmaus e incontrano proprio lui, il Signore risorto, ma i loro occhi sono impediti di riconoscerlo.
È Gesù che con pazienza e benevolenza li accompagna a riconoscerlo spiegando loro la Bibbia e tutto ciò che in essa si riferiva a lui come Messia e Salvatore e aprendo il loro cuore ad accoglierne la presenza quando spezza il pane e si manifesta così vivo in mezzo a loro nel segno dell’Eucaristia, il suo vero corpo donato per la salvezza del mondo.
Allora essi si alzano e tornano in fretta a Gerusalemme per annunziare agli apostoli che Gesù è veramente risorto da morte e loro lo hanno incontrato.
È questo un compito che abbiamo ricevuto anche noi, nel Battesimo e soprattutto nella Cresima, che ci ha resi testimoni di Cristo risorto, speranza del mondo. Un impegno preciso che ogni giorno possiamo praticare nelle nostre famiglie, nella comunità cristiana e in quella civile, favorendo l’unità e la fraternità quali vie di amore vissuto ed offerto a tutti.
Troppe sono, infatti, anche oggi le divisioni, che attraversano la storia dell’umanità, le guerre fratricide e le violenze di ogni genere, le tragedie familiari e gli scontri sociali, che generano solo distruzione e morte.
Sembra a volte che il male debba avere sempre l’ultima parola e che, malgrado tante persone buone e oneste e tanti uomini e donne di buona volontà, la potenza distruttiva del male prevalga, seminando odio e divisione nelle famiglie, tra i gruppi, all’interno delle stesse nazioni o tra i popoli. Ma noi crediamo fermamente nella forza del bene e dell’amore, del perdono e della pace e soffriamo, se necessario, per questo.
Il bene, infatti, si semina nel feriale e nel quotidiano delle nostre famiglie e comunità, senza chiasso e pubblicità, ma ha una efficacia grandissima, che rinnova noi stessi e l’ambiente in cui viviamo e operiamo. Voi alpini, che avete vissuto nella vostra gloriosa storia tante guerre e avete versato il sangue per la Patria, siete testimoni di quanto tutto ciò sia vero e di come si debba agire in ogni modo per scongiurare altre tragedie simili, non solo per il nostro popolo e l’Europa, ma per ogni popolo e per l’intera umanità.
In questo momento, rivolgo anche il pensiero ai tanti alpini caduti, che hanno dato la vita per la libertà del nostro popolo e per garantirgli un futuro di progresso democratico e civile ed una posizione esemplare tra le nazioni dell’Europa e del mondo. Le montagne che fanno corona al territorio torinese e a tutto l’arco alpino dall’Ovest all’Est del Paese, sono lì a testimoniare quanto sacrificio e impegno sono stati compiuti per questo scopo e quanti eroi alpini hanno reso possibile questo traguardo. A questo si aggiunge, oggi, il sacrificio di tanti alpini, i quali, nei paesi dove ci sono conflitti armati e terrorismo, stanno offrendo un aiuto indispensabile alla popolazione civile per sopravvivere a queste tragedie e per costruire il proprio domani su basi di giustizia e di pace solidale. E come non ricordare le tante calamità naturali che hanno segnato la storia anche recente della nostra Patria –ricordiamo per tutte il terremoto dell’Aquila, e per averla sperimentato di persona l’alluvione nel veneto nell’autunno scorso- in cui la presenza e il servizio generoso pronto e attrezzato degli alpini hanno risposta con la consueta umanità e bravura alle impellenti necessità della situazione, alleviando le sofferenze della popolazione colpite da queste tragedie.
Voi alpini siete promotori di opere di pace, di solidarietà e di servizio generoso, che aiuta la popolazione a sperare in un mondo nuovo e migliore.
Vi confesso che sono orgoglioso di essere il figlio di un alpino e ringrazio il Signore che mio padre, che sono certo dal cielo gioisce insieme con voi per questa adunata nazionale,mi abbia insegnato con la testimonianza della vita, la via dell’onestà e del sacrificio sul lavoro, come in casa e in ogni situazione, senza mai cessare di sperare nel bene e nella giustizia,nella fedeltà al proprio dovere e nell’assunzione fino in fondo delle proprie responsabilità nei confronti della comunità .

+ Cesare Nosiglia Arcivescovo

 

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