La “commozione” di Gesù davanti alla gente

L’Omelia del Cardinale Bertone durante la Messa che ha preceduto l’Angelus

ROMANO – Il sostegno nel cammino della vocazione sacerdotale anche nelle parole del Segretario di Stato, Monsignor Tarcisio Bertone, che nella sua omelia ha parlato della figura del Buon Pastore, della necessità di formare nuovi sacerdoti, di far comprendere alle famiglie che la vocazione di un figlio è per le stesse il dono più grande, come diceva Don Bosco. E allora per capire quale sia la vera missione di ogni pastore, ha sottolineato il Cardinale Bertone, “occorre fissare lo sguardo su Cristo e restare in attento ascolto della sua parola e del suo insegnamento. Attraverso gli apostoli, e pastori di ogni epoca, egli vuole agire come vero Pastore delle nostre anime. Dedicarsi al ministero pastorale è una specifica e personale vocazione di Dio che sceglie chi e come vuole e invia i “chiamati” a prendersi cura del suo popolo, dell’umanità di ogni epoca che spesso appare essere composta da “pecore che non hanno un pastore.”
Nell’anno sacerdotale, voluto dal Papa per ricordare il 150° anniversario dalla morte del Santo Curato d’Ars, modello di parroco e patrono di tutti i parroci del mondo, l’invito è dunque quello di pregare affinchè, anche nella comunità diocesana  cresca il numero di vocazioni. Il Cardinale Bertone ha ricordato come a pochi chilometri da Ivrea, a Vische, un secolo fa ha vissuto la Ven. Madre Luisa Margherita Claret De La Touche, che scrisse pagine toccanti sul mistero del sacerdozio cattolico, fondando una famiglia religiosa dedicata alla preghiera per i sacerdoti. Una pagina quella che il Segretario di Stato dedica alla “commozione” di Gesù davanti alla gente, all’umanità provata da tante difficoltà, opinioni, orientamenti paragonate a pecore disperse, prive della guida del pastore e l’invito rivolto al buon pastore è quello di essere modello di santità per i fedeli, i bambini, gli anziani. Ed ecco che la “commozione” di Cristo diventa modello, ha continuato Bertone, “della nostra stessa accoglienza”. Il Cardinale ha parlato di come ogni buon cristiano debba coltivare in sé lo spirito del buon Pastore, verso chi soffre, verso i più deboli, aiutando chi è nella difficoltà a riacquistare fiducia, a riprendere il cammino. E torna il discorso di una povertà materiale che avanza nel mondo, accanto però ad una miseria spirituale che, ha sottolineato, “rischia di distruggere tante esistenze. La recente enciclica “Caritas in veritate” ci aiuta a comprendere che le povertà economiche hanno radici profonde nell’egoismo del cuore dell’uomo. Per superarle è necessario un cambiamento del cuore, mettersi in ascolto della parola di Dio. Compito della Chiesa è di far conoscere Cristo ed il suo Vangelo di salvezza.” Da qui l’importanza di nutrire i fedeli con questa parola di salvezza, facendo in modo che ciascuno ne diventi messaggero nel proprio lavoro e nella propria vita. Ed è nel vortice della vita quotidiana che ciascuno di noi sente il bisogno di un’oasi di pace in cui il Signore possa parlare al cuore. “Dio non è estraneo e non richiede particolari acrobazie per essere ritrovato. È presente nelle chiese dei nostri paesi spesse lasciate vuote. Occorre parlare con il Signore, cuore a cuore, faccia a faccia e trovare quell’ispirazione che ci aiuta nelle difficoltà.”
Le ultime parole il Cardinale Bertone le ha rivolte ai giovani della chiesa. A loro il Papa durante la visita in Brasile di due anni fa, disse: “Siate gli apostoli dei giovani. Invitateli a camminare con voi a fare la vostra stessa esperienza di fede, speranza e amore.”

Karen Orfanelli

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