Il rischio di non fare la Festa

Il rischio di non fare la FestaCALUSO – Il rischio era quello di non fare la Festa dell’Uva. Di non organizzare quella che è stata l’82^ edizione per l’assenza della Pro Loco dimessasi alcuni mesi fa.
Invece c’è stato chi i cocci ha saputo raccoglierli, rimboccandosi le maniche, portando avanti il sapore delle tradizioni.
E ad organizzare la Festa è stato il Comune di Caluco. Si è vicini ad un traguardo desiderato da tanti, quello cioè di riportare la Festa dell’Uva agli albori, a quando l’Erbaluce non ancora Docg, vantava una storia tutta da ascoltare. E’ la Ninfa Albaluce la vera protagonista di una leggenda senza paragoni. Dalle sue lacrime nacquero vitigni carichi di grappoli dorati, e dorato è il colore del vino che da questi vitigni oggi è l’eccellenza della città. Dietro una leggenda è nato il mito della Festa dell’Uva di Caluso, un appuntamento di fine settembre capace di richiamare in città un numero davvero grande di visitatori. Ecco allora che il paese da sempre si mobilita in virtù di quel nettare di Bacco che negli anni ha cambiato il vero senso dell’appuntamento settembrino. Trasgredire è diventata una regola, così come liberatorio è diventato bere quel bicchiere di troppo che da sempre porta ad essere più liberi. Bere fino a sentirsi male sembrava essere diventato il traguardo di tutti, con una città in balia di un numero sempre maggiore di persone che di quel vino non ne assaporavano neppure più il profumo. Da qui la volontà di riappropriarsi di un’eccellenza di cui andare fieri. Se ne parla da anni. E da anni si cerca di lavorare in tal senso. Non c’è colore politico in grado di appropriarsi di tale merito quando l’obiettivo è comune. Torna ad essere un lavoro di squadra. E se lo scorso anno è andata meglio, quest’anno è migliorata ancora e il prossimo lo sarà ancora di più, e così via se in questi valori si crede veramente, a chiunque spetti l’edizione migliore. E l’edizione migliore sarà il miglior frutto di un sano lavoro di squadra.

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