Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: eseguite 11 misure di custodia cautelare in carcere

Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina eseguite 11 misure di custodia cautelare in carcereTORINO – La Polizia di Stato di Torino ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP dr. Marson su richiesta del Pubblico Ministero dr.ssa Locci, nei confronti di 11 soggetti prevalentemente di origine somala, facenti parte di un sodalizio criminale dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, all’abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, alla contraffazione di documenti di identità ed al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dalla transnazionalità.
L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Torino in collaborazione con i collaterali uffici di Firenze e Gorizia, denominata “Mogadiscio”, è durata 3 anni e ha consentito di indagare complessivamente 25 persone, di cui 16 destinatarie della misura della custodia cautelare in carcere; 5 sono attualmente ricercate anche all’estero.
E’ stata destrutturata un’associazione a delinquere in grado di gestire gli stranieri giunti illegalmente in Italia, dal loro approdo sul territorio nazionale (principalmente in Sicilia e Sardegna) fino al loro definitivo spostamento verso le mete del Nord Europa, garantendo, se necessario, sistemazione temporanea e la fornitura di documenti contraffatti o falsi.
E’ stato accertato che i migranti, giunti in Italia, in un primo momento venivano alloggiati o nascosti presso alloggi messi a disposizione dagli associati (alcuni dei quali ubicati nelle palazzine dell’ex MOI); in seguito, venivano trasferiti nello Stato (Francia, Austria e Germania) di destinazione utilizzando documenti e credenziali di viaggio predisposti appositamente e accompagnati da “passeur”, che li aiutavano ad oltrepassare le frontiere utilizzando treni, autobus o autovetture. I documenti utilizzati dai migranti sono risultati in alcuni casi falsi e in altre circostanze contraffatti attraverso la sostituzione della fotografia.
I documenti, al termine del viaggio, venivano restituiti agli associati per poter esser nuovamente utilizzati; inoltre, i migranti venivano istruiti sul comportamento da tenere in caso di controlli delle Forze di Polizia e sulle dichiarazioni da rendere in caso di colloqui per la richiesta dello status di rifugiato.
Il gruppo era specializzato anche nell’abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, effettuando in particolare il trasferimento di somme di denaro quali intermediari per conto ed in favore di soggetti terzi a fronte della corresponsione di una percentuale sulle somme trasferite, ricevendo rimesse ed effettuando versamenti sia a mezzo postepay sia nell’ambito dell’istituto giuridico di pagamento che trae origine dalla legge islamica denominato Hawala.
Nel corso delle indagini sono stati sequestrati circa 30 documenti falsificati, circa 21 kg di hashish, materiale informatico ed appunti vari.

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