GdF: confisca di beni al boss Pasquale Marando e ai suoi complici

TORINO – Erano già stati condannati in via definitiva per fatti di droga commessi negli anni ’90. Al termine di un lungo iter giudiziario, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino hanno eseguito la confisca dei beni a loro riconducibili.
Nei confronti di Pasquale MARANDO e dei suoi complici Michele FRANCO e Antonio Giuseppe TRIMBOLI, sono stati definitivamente acquisiti dallo Stato una villa a Trezzano sul Naviglio (Mi), un appartamento a Rozzano (Mi), una villa con annesso terreno a Platì (Rc) ed un’ulteriore unità abitativa a Volpiano (To), per un valore complessivo di circa 800.000 euro.
Gli accertamenti patrimoniali furono avviati dalle Fiamme Gialle nel 1993, successivamente agli arresti, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, degli indagati delle maxi operazioni “Riace” e “Ghost”, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia.
I destinatari della confisca, infatti, sono i componenti di una strutturata organizzazione criminale che, nei primi anni ’90, ha gestito un vasto traffico internazionale di stupefacenti, con ramificazioni in tutto il Nord Italia e collegamenti in Turchia, Colombia e Pakistan per l’approvvigionamento di cocaina ed eroina.
Due miliardi di vecchie lire il giro d’affari all’epoca. Il “cuore” dell’intera organizzazione era proprio Pasquale Marando, originario di Platì (RC), legato da vincoli di parentela e di interessi con altre famiglie calabresi da tempo trasferitesi al Nord, quali gli Agresta ed i Trimboli, già al centro di indagini e procedimenti penali per fatti analoghi.
All’esito degli accertamenti svolti, gli imputati ed i relativi familiari conviventi disponevano di fonti di reddito ufficiali assolutamente incompatibili con il loro tenore di vita e con le rispettive possidenze immobiliari, tali da far ritenere che le stesse fossero state accumulate nel tempo, investendo parte degli illeciti proventi dei traffici di droga. Il provvedimento di sequestro era stato emesso ai sensi della disciplina prevista dall’articolo 12 sexies della Legge n. 356/1992, che prevede, in caso di condanna per uno dei gravi reati in esso previsti, tra i quali il traffico di sostanze stupefacenti, la confisca dei beni nella disponibilità diretta o indiretta del condannato, di valore sproporzionato rispetto ai redditi dallo stesso dichiarati o all’attività economica svolta.
Peraltro, secondo le risultanze delle indagini al tempo condotte, gli immobili sequestrati – in alcuni casi intestati a terzi – venivano spesso utilizzati dall’organizzazione al fine di dare ospitalità a latitanti, ovvero quale deposito di documenti relativi alle illecite attività.
Gli immobili confiscati passeranno ora alla piena gestione dell’Agenzia Nazionale beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che curerà l’amministrazione e la destinazione del consistente patrimonio definitivamente sottratto all’organizzazione, affinché ne sia garantito un effettivo riutilizzo sociale.

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