Tenere aperto il Terzo Settore per non chiudere l’Italia

Politecnico di Torino e Terzo Settore predispongono un documento per ridurre il rischio di contagio da SARS-CoV-2 durante le attività di assistenza alle persone fragili
Tenere aperto il Terzo Settore per non chiudere l'ItaliaC’è una parte dell’Italia, quella debole, fatta di persone fragili, che non si può permettere un nuovo lockdown. Mense, dormitori, empori solidali, centri d’ascolto e tutte le realtà del Terzo Settore svolgono un servizio indispensabile, prendendosi cura di chi vive in condizioni di disagio. L’interruzione dei servizi di prossimità a causa dell’aggravarsi dell’emergenza Covid-19 causerebbe danni incalcolabili proprio alle fasce più deboli della popolazione.
Consapevoli di questo, il Politecnico di Torino, Società di San Vincenzo De Paoli, Caritas e Casa di accoglienza del Cottolengo, hanno costituito un tavolo per mettere a punto un protocollo che consenta ai volontari di continuare a restare accanto alle persone più fragili mantenendo un livello di sicurezza adeguato.
Il documento “Il terzo settore riparte in sicurezza – Prevenzione e mitigazione del rischio di trasmissione del contagio da SARS-COV-2 durante i servizi alla persona nell’ambito delle attività di volontariato” è una preziosa raccolta di informazioni, strumenti, buone pratiche e raccomandazioni che sono state redatte dagli esperti del Politecnico di Torino dopo aver accuratamente ricostruito tutte le situazioni in cui un volontario può venire a contatto con le persone seguite: dormitori, mense, distribuzione alimenti, raccolta e consegna di abiti usati, centri di ascolto ed anche visite a domicilio. Superata la prima fase di analisi, tutte le procedure sono state testate direttamente sul campo, con il coinvolgimento diretto degli ingegneri del Politecnico e dei responsabili delle strutture coinvolte nel beta testing.
«Ogni giorno – sottolinea Marco Guercio, Coordinatore Interregionale della Società di San Vincenzo De Paoli – decine di migliaia di volontari operano silenziosamente nelle strade delle nostre città. Se non vogliamo mettere a rischio la tenuta sociale del nostro paese, già provato da una crisi, che non è soltanto sanitaria, ma soprattutto economica, abbiamo il dovere di permettere ad operatori e volontari del Terzo Settore di continuare a svolgere la loro attività in sicurezza.»

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