Insediato il Consiglio Metropolitano di Torino

TORINO – Si è insediato oggi pomeriggio il Consiglio Metropolitano di Torino, che si è riunito nella storica aula di piazza Castello, quella che ha ospitato sinora le sedute del Consiglio Provinciale. Il nuovo organismo, previsto dalla Legge Delrio, è composto dai 18 tra Sindaci e Consiglieri comunali eletti lo scorso 12 ottobre ed è presieduto dal Sindaco metropolitano Piero Fassino. La prossima seduta sarà convocata tra due settimane e sarà dedicata alla definizione del nuovo Regolamento dell’assemblea. Il Sindaco Fassino ha inoltre proposto la rapida costituzione di tre Commissioni, dedicate all’elaborazione dello Statuto della Città Metropolitana, al negoziato con la Regione sulle funzioni delegate e alla definizione delle Zone omogenee in cui il territorio sarà suddiviso, per garantire una governance maggiormente partecipata dalle comunità locali.
L’INTERVENTO DEL SINDACO FASSINO
In apertura della seduta, il Sindaco Fassino ha sottolineato come l’istituzione delle Città Metropolitane allinei l’Italia ad un processo di riorganizzazione del governo locale che altri Paesi europei hanno completato da tempo e del quale si è discusso nel nostro paese per ben 24 anni fa. “Il disegno di legge Delrio, – ha ricordato il Sindaco metropolitano – rientra in un più complessivo ridisegno dell’architettura istituzionale, che prevede la revisione del Titolo V della Costituzione ed il superamento del bicameralismo perfetto”. Il nuovo assetto degli Enti di area vasta sancisce a livello istituzionale un dato di fatto: i confini delle aree metropolitane vanno ben al di là dei capoluoghi di provincia e molti servizi, dai trasporti alla gestione del ciclo dell’acqua, sono organizzati su scala metropolitana. Il Sindaco Fassino ha poi sottolineato come in un’economia sempre più globalizzata la competizione sia tra territori e non tra singole città o aziende. Sono quindi i territori a dover strutturare la propria governance su una scala che li metta in grado di competere. “La legge Delrio è una grande opportunità, una grande occasione che dobbiamo cogliere” ha affermato il Sindaco metropolitano. Fassino ha inoltre affermato che i principi dell’autodeterminazione e del riconoscimento delle specificità delle comunità locali saranno garantiti in sede di elaborazione dello Statuto della Città Metropolitana, il primo importante adempimento del nuovo Consiglio. Non si potrà non tener conto del fatto che il territorio della Città Metropolitana va ben oltre l’area metropolitana torinese, confinando – caso unico in Italia – con un’altra Regione (la Valle d’Aosta) e con un altro Stato (la Francia). Il Sindaco Fassino pensa quindi ad una governance che tenga conto degli interessi e delle esigenze delle aree esterne a quella metropolitana. Un altro tema importante affrontato nella relazione del Sindaco metropolitano è quello delle competenze e delle funzioni del nuovo Ente, che siano proprie o delegate dalla Regione. Con l’amministrazione regionale si dovrà aprire in tempi brevi un confronto sulle funzioni, sulle risorse e sul personale. Fassino ha poi fatto riferimento al confronto che l’ANCI e l’Unione Provincie Italiane hanno avviato con il Governo, per ridurre il taglio di risorse alle Province e alle Città Metropolitane per circa un miliardo delineato dalla Legge di Stabilità per il 2015. Restano inoltre aperte le questioni delle risorse proprie su cui gli Enti di area vasta dovranno poter contare, nonché dei tagli di risorse per circa tre miliardi e mezzo ai Comuni, stimati dall’ANCI considerando minori trasferimenti e vincoli alla spesa. Nell’immediato vanno garantite alle Province che diventeranno Città metropolitane le risorse minime per esercitare le funzioni indispensabili. Il Sindaco Fassino ha poi passato in rassegna una serie di questioni da affrontare in sede di elaborazione dello Statuto, come l’opportunità che il Sindaco metropolitano assegni eventuali deleghe ai Consiglieri e le forme di partecipazione dei piccoli Comuni alle politiche di area vasta. Ha inoltre ricordato la necessità che la Città Metropolitana adotti un Piano Strategico Triennale. La parte finale dell’intervento del Sindaco è stata dedicata alle esigenze ed ai timori espressi negli ultimi mesi da alcuni amministratori dei Piccoli Comuni. Fassino ha precisato che le risorse su cui conterà il nuovo Ente dovranno essere proprie – e quindi non sottratte ai Comuni – e che l’apparato amministrativo sarà quello ereditato dalla Provincia. Fassino ritiene importante una politica di incentivazione alla gestione associata dei servizi e alle Unioni di Comuni, anche per garantire un confronto equilibrato tra gli interessi di Torino e quelli delle aree più esterne del territorio.
GLI INTERVENTI DEI GRUPPI
Dimitri De Vita, Consigliere metropolitano della lista del Movimento 5 Stelle, ha sottolineato che la legge Delrio avrebbe bisogno di alcuni correttivi, per dare pari dignità a tutti i Comuni ed ha criticato il principio del voto ponderato. La Città Metropolitana, secondo De Vita, può essere una opportunità per i Comuni di attingere a maggiori risorse, ma le incognite sono molte e i tagli del Governo potrebbero ridurne al minimo l’operatività. “Corriamo il rischio gestire una scatola vuota e demandare alla Regione i compiti della Provincia” ha affermato il Consigliere del Movimento 5 Stelle. Cesare Pianasso, eletto nella Lista Civica Alternativa, ha chiesto pari dignità per tutti i Comuni ed ha asupicato che il Consiglio Metropolitano possa lavorare positivamente e con buon senso per l’intero territorio, al di là degli steccati ideologici. Alberto Avetta, Vicepresidente uscente della Provincia ed eletto nella lista “Città di Città”, ha ringraziato la Giunta, i Consiglieri provinciali uscenti ed il personale per il lavoro volto negli ultimi mesi. “In Provincia, – ha sottolineato Avetta – stiamo lavorando per consegnare nelle mani della Città Metropolitana un Ente che funzioni. La nostra struttura è in grado di mettere a disposizione dei Comuni le proprie competenze tecniche ed amministrative”. Secondo Avetta l’Anci e l’Upi devono chiedere al Governo una maggiore selettività della spending review, escludendo dai vincoli del Patto di Stabilità gli interventi per la messa in sicurezza delle strade e dei territori con situazioni di instabilità idrogeologica.

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