Inaugurazione della Mostra della Ceramica: un non evento (Guarda i video)

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CASTELLAMONTE – Non me ne vogliano gli organizzatori se mi spingo a dire che il grande evento di inaugurazione della Mostra della Ceramica di Castellamonte, non è stato un evento. Oltre tre mesi di tempo per organizzarla, e per rendersi conto, che addetti ai lavori a parte, politici, artisti, ceramisti, e quant’altro, la Città non c’era. Non c’erano neppure quei giovani studenti del Liceo Artistico “F. Faccio”, fiore all’occhiello del territorio, che per primi avrebbero dovuto rappresentare il futuro della Ceramica. Tutto slegato in un percorso che dall’Istituto d’Arte ha portato alla piazza del Municipio per l’inaugurazione dell’opera permanente di Silvio Vigliaturo, per proseguire poi ad inaugurare le altre aree espositive. E ritornano alla mente i tagli del nastro di anni addietro quando nell’aria che si respirava si percepiva aria di festa. Certo i tempi erano migliori, la situazione economica era diversa, diversi i contributi, ma non è sufficiente dare colpa alla “crisi”, per scrollarsi di dosso qualsiasi responsabilità. E fa discutere anche la scelta della “location” per l’inaugurazione di una rassegna così importante, da essere paragonata, così come sottolineato dall’Assessore Regionale Coppola, «alla Reggia di Venaria o al Museo Egizio». Tutti a ridosso della scalinata ad ascoltare quell’infinità di discorsi, che non hanno saputo aggiungere nulla di più a quanto ormai siamo abituati ad ascoltare da tempo. Doveva essere un pomeriggio di festa ma la festa non c’è stata. Non sorride nessuno, neppure gli organizzatori, e gli sguardi sembrano persi nel vuoto.  C’è chi guarda in alto, chi guarda in basso, chi si stropiccia gli occhi, chi si arriccia le sopracciglia, ma tutti erano, o quantomeno sembravano, essere tristi: e la tristezza è contagiosa. Allora verrà data colpa al tempo, senza neppure accorgersi che il tempo non c’entra niente; verrà data colpa la ai soldi che non ci sono, senza accorgersi che i soldi non c’entrano niente; quel che è fatto è fatto con quel poco o tanto che è stato possibile fare, altrimenti sarebbe stato davvero meglio rinunciare, lasciar perdere. È giunto il momento di smetterla di piangersi addosso, di valorizzare quel che si ha e di farlo apprezzare. Certo ci vuole entusiasmo e l’entusiasmo non è legato al contributo. C’è o non c’è. La hanno dimostrato più volte quei privati che hanno saputo mettersi in gioco, rischiando di tasca propria, magari sbagliando, ma che da quello sbaglio hanno saputo trarre insegnamento; quei privati che in una visita guidata ci mettono l’anima, la competenza, che non smettono mai di credere in quel che fanno, durante tutto l’anno; quei privati che a fronte di quella tanto sbandierata necessità di sinergia, la parola sinergia non la conoscono neanche perché, neppure nominati. Eppure la “Fornace Pagliero” di Spineto e “Casa Museo Famiglia Allaira”, che piaccia o no, sono davvero i punti espositivi più belli, assieme al Castello e Palazzo Botton. Ancora una volta è mancato un percorso di condivisione, è mancata la volontà di immaginare qualcosa di diverso, capace di unire e non dividere, all’interno del quale anche gli spazi espositivi non fossero punti a sè, ma un viaggio all’interno del quale accogliere il turista. Tante realtà vicine con poco, sono riuscite a fare molto, almeno ci hanno tentato. Il tempo per immaginare qualcosa di diverso c’era. E che ad attirare gente non sia solo la serata caraibica o il Bon Pat, che sia quella cultura che fa di Castellamonte simile alla Reggia di Venaria o al Museo Egizio, visitati dai turisti, dagli studenti, da tutti con la pioggia o con il sole, non fa differenza.

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