Bomba Ecologica a Avellino: la rimozione dell’amianto dalle carrozze doveva essere fatta a Borgofranco

BORGOFRANCO – In questi giorni sui quotidiani nazionali sono comparsi articoli che riguardano Avellino e provincia, inquinati dalla lavorazione dell’amianto, dove decine se non centinaia di persone hanno contratto l’asbestosi. L’amianto si trova ancora ovunque e la Procura locale ha definito l’Isochimica, la responsabile di questo disastro ormai chiusa da 25 anni, una bomba ecologica. Si sta cercando di capire fin dove sono giunte le temibili fibre; il centro di Avellino si trova a soli 2,5 km dai luoghi della lavorazione.
L’Isochimica ha fatto e fa ancora così tristemente parte di quanto sta accadendo nella martoriata Terra dei Fuochi, luogo del quale le cronache hanno parlato diffusamente in questi ultimi tempi per il quantitativo di sostanze tossiche che vi si trovano depositate, a cielo aperto così come interrate nei campi.
In Isochimica gli operai lavoravano l’amianto senza alcuna protezione. L’azienda si era aggiudicata la commessa delle Ferrovie dello Stato per ripulire 1740 carrozze ferroviarie e 499 locomotrici, per un totale di 2276 tonnellate di crocidolite che è la varietà più pericolosa di amianto. Il tutto in un giro vertiginoso di appalti, soldi, assunzioni, voti di scambio.
Questa la cronaca.
Dice Nevio Perna del Circolo Legambiente Dora Baltea: «In Canavese non tutti si ricordano, e i più giovani quasi certamente non sanno, che questa lavorazione doveva essere fatta nel sito industriale di Borgofranco. Correva l’anno 1983 e il sito era considerato ideale: c’era e c’è tutt’ora un binario ferroviario che collega l’area industriale con la rete ferroviaria nazionale e quindi Europa; gli altri Paesi Europei risultavano molto più vicini che a Avellino ed avrebbero inviato facilmente i loro treni da bonificare. Alcuni cittadini cominciarono a preoccuparsi e a organizzarsi per saperne di più. Già si conoscevano le nefaste conseguenze delle lavorazioni sull’amianto se non eseguite con tecnologie all’avanguardia e procedimenti particolari e molto costosi. Ma ai pochi che si allarmavano, l’allora sindaco di Borgofranco rispondeva che esistevano gli organi di controllo, che se venivano concessi i permessi da Enti superiori… Il consenso dei più era facilmente ottenuto con la promessa di numerosi posti di lavoro che la rimozione dell’amianto dalle carrozze ferroviarie di tutta l’Europa avrebbe comportato.
Solo per puro caso e non certamente per una sopravvenuta consapevolezza della politica amministrativa del momento questa lavorazione non fu portata a Borgofranco.
Con la grande tristezza ed il dolore che ci coglie nell’apprendere quanto è successo e succede agli operai e ai cittadini di Avellino e Casale, dove la lavorazione dell’amianto ha provocato e sta provocando sofferenze, lutti ed ansia per il futuro, vorremmo che gli tutti gli Amministratori dei Comuni della nostra zona che insiste sull’area Industriale di Borgofranco , amministratori di allora e di adesso, e molti cittadini non sufficientemente informati sapessero e si soffermassero un momento a meditare quanto l’attenzione su certe scelte di “sviluppo” debbano essere ben ponderate in anticipo e quanto importante sia condividere tali scelte con tutti i cittadini, ai quali spetta di essere costantemente informati.
Ci riferiamo ovviamente, tornando ai giorni nostri, al progetto del pirogassificatore di rifiuti industriali che abbiamo più volte motivato essere una scelta sbagliata come metodo di trattamento dei rifiuti, per gli impatti negativi sulla salute e sull’ambiente ed in contrasto con le linee di sviluppo che faticosamente il nostro territorio sta percorrendo.
Ribadiamo, infine, la necessità che l’area industriale di Borgofranco esca da questa spirale di progetti ad alto impatto ambientale che lo hanno caratterizzato per tutto il novecento, fino agli ultimi avvenimenti. In tal senso va l’iniziativa che il Circolo Dora Baltea di Legambiente insieme al Comitato Dora Baltea promuove per sabato 29 marzo a Borgofranco dal titolo: “Sito industriale di Borgofranco un secolo di inquinamento, quale futuro?”.»

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