Canavese: gestiva il business dei rottami ma era sconosciuto al fisco

Canavese gestiva il business dei rottami ma era sconosciuto al fiscoTORINO – Lo smaltimento dei rottami ferrosi e degli scarti della lavorazione incideva in modo considerevole sui costi di numerose aziende del Canavese che si occupano, in particolare, di realizzazioni prodotte mediante l’utilizzo di materiali ferrosi.
Per questo motivo un imprenditore della zona, socio di maggioranza di una società del settore dei rottami, ha pensato di mettersi in proprio, dapprima mettendo in liquidazione la società e poi, sfruttando le conoscenze acquisite e usufruendo dell’intero bacino dei clienti della società non più operativa, continuando a lavorare autonomamente utilizzando, tra
l’altro, i mezzi industriali intestati alla società oramai inesistente.
L’ingegnoso meccanismo fraudolento architettato dal sessantenne, scoperto dalla Guardia di Finanza di Torino, ha permesso allo stesso di evadere oltre 8 milioni di euro.
L’imprenditore, in sostanza, acquistava scarti di produzione da varie aziende, materiali ferrosi in particolare, che poi venivano ceduti ad altri operatori. Per questa sorta di mediazione, l’intermediario, che evadendo le tasse riusciva ovviamente a praticare prezzi concorrenziali, emetteva sì regolare fattura, ma poi si “dimenticava” di presentare le dichiarazione dei redditi. L’imponente giro d’affari è stato ricostruito dai Finanzieri della Tenenza di Lanzo Torinese che, esaminando i conti delle aziende che riacquistavano gli scarti, hanno ricostruito quelli del maldestro imprenditore che, di fronte alle evidenze, ha consegnato spontaneamente tutte le fatture emesse nel corso degli ultimi 5 anni e non dichiarate al fisco.
I Finanzieri, nel corso delle indagini, hanno anche sciperto chenel corso degli anni aveva aperto e chiuso ben 123 tra conti correnti, carte di credito e libretti di deposito su una ventina di banche ubicate un po’ in tutto il territorio Canavesano.
L’imprenditore è stato denunciato alla Procura delle Repubblica di Ivrea, per numerosi reati tributari, rischia sino a 6 anni di reclusione.

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