Come sono andate le cose in ospedale? 

Coronavirus la situazione in Canavese - 24 aprile 2020Anaao Assomed Piemonte e Nursind Piemonte hanno proposto agli operatori sanitari del Piemonte un sondaggio per fotografare le difficoltà vissute nei primi mesi dell’emergenza Covid.
Al sondaggio, aperto dal 27 aprile all’8 maggio, hanno risposto 1930 operatori sanitari, rappresentativi di tutte le ASL e degli Ospedali del Piemonte. Di questi il 70% sono infermieri, il 16.5% medici e l’8% oss.
Il 79% dei partecipanti al sondaggio lavora o ha lavorato nei reparti Covid e il 59% ha fatto il tampone. L’1,83% dei sintomatici e il 3,14% dei contatti stretti senza protezioni non l’ha invece purtroppo eseguito.
live sponsor - CopiaL’indicazione ad eseguire il tampone è stata per il 22% il contatto stretto senza le adeguate protezioni con colleghi, per il 34,4% il contatto stretto con pazienti. In tutto, oltre 56% degli operatori ha eseguito l’esame per contatti stretti in carenza di protezione. Questo dato è significativo della grave difficoltà, soprattutto nelle prime settimane del contagio, di ottenere adeguati DPI, trasformando i luoghi di cura in luoghi di contagio.
Il 77% degli operatori ha continuato a lavorare in attesa dell’esito del tampone, come prevede l’art. 7 del DPCM del 9 marzo, che esclude i sanitari dalla quarantena preventiva. Questo dato, unito al fatto che ben il 18% degli operatori sottoposti a tampone è risultato positivo, chiarisce bene come nelle Strutture Sanitarie sia venuta a mancare, a causa di una criticatissima scelta politica nazionale, una reale tutela della salute dei lavoratori e contestualmente come questa scelta possa aver favorito la diffusione del contagio.
Nell’80,5% dei casi l’esecuzione del test molecolare è stato gestito dal Servizio di Medicina del Lavoro, nel 19,4% dei casi dal SISP. La successiva sorveglianza sanitaria degli operatori con tampone positivo è mancata nel 54% dei
casi.
Ma con o senza tampone per la ricostruzione del contatto, alla fine l’8,7% dei sanitari ha avuto un famigliare malato Covid. Il partner quello più esposto con il 5,98% dei casi, seguono genitori, fratelli, figli.
Come sono andate le cose in ospedaleProprio con l’intento di evitare il contagio dei propri affetti, di mettere a rischio la loro salute e di limitare il diffondersi del virus il 39,2% del personale ha dovuto dormire in stanze/case separate.
Tema cruciale quello dei DPI, fondamentali per la protezione degli operatori sanitari. Solo il 32,9% del personale dichiara di aver ricevuto DPI adeguati, mentre il 56,5%, oltre la metà, solo in parte. Infine il 10,5% afferma di non aver ricevuto dispositivi adeguati.Il 73,9% ha dichiarato un numero insufficiente di dispositivi, con conseguente necessità di riutilizzo di quelli in dotazione. Il 33,9% invece ha risposto che mancavano le FFP2 e FFP3 e infine il 26,6% afferma di aver dovuto trovare soluzioni tampone come ad esempio sacchi dell’immondizia per assenza di fornitura adeguata.
In conclusione è stato chiesto, alla luce di tutte le difficoltà sopra fotografate, di dare un voto, da 1 a 10, all’azienda, relativamente alla capacità di affrontare e gestire l’emergenza COVID. Il voto conclusivo è stato 5.

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