COVID19: le fasi della malattia e i farmaci utilizzabili

COVID19 le fasi della malattia e i farmaci utilizzabiliFino ad appena un mese fa tutto ciò che riguardava le terapie COVID 19, si apprendeva dalle esperienze fatte, giorno dopo giorno, dai clinici trovatisi a combattere sul campo un nemico sconosciuto. Per tutto il mondo scientifico, dapprima l’esperienza cinese, poi quella italiana, con i contribuiti delle prime autopsie fatte durante le tante emergenze vissute, sono state un laboratorio di sperimentazione della conoscenza sulle possibilità di utilizzo di terapie efficaci.
Le informazioni arrivate dai medici che hanno fatto così esperienza hanno descritto un preciso decorso della malattia in 3 fasi distinte:
Una fase “virale” iniziale, durante la quale il virus si moltiplica nelle cellule dell’ospite e che crea diversi sintomi come malessere generale, febbre e tosse. Se si riesce a bloccare la malattia in questa fase il decorso è assolutamente benigno. Fatto salvo la circostanza in cui il paziente addirittura può attraversare questa fase anche senza sintomi e conseguenze di alcun tipo (asintomatici o paucisintomatici).
Una fase “mista” (IIA e IIB) in cui oltre agli effetti diretti del virus sull’ospite, iniziano a manifestarsi gli effetti indotti dalla risposta immunitaria dell’ospite stesso. In questa fase infatti la malattia si sta diffondendo nell’ospite causando diverse conseguenze a livello polmonare, fra cui alterazioni di morfologia e funzionamento, con sintomi di polmonite che può successivamente aggravarsi dando inizio alla terza fase.
Una terza fase “infiammatoria” che può evolvere verso una situazione grave dominata da una violenta infiammazione immunitaria dovuta alle molte citochine pro-infiammatorie prodotte dal paziente stesso (per questo definita tempesta citochinica), che determina le conseguenze più pericolose. A questo punto i danni a livello polmonare locale e quelli a livello sistemico diventano importanti, con problemi di trombosi diffusa dei piccoli vasi arteriosi e venosi e lesioni polmonari permanenti (fibrosi polmonare), che possono portare alla morte il paziente in breve tempo.
live sponsor - CopiaE’ evidente che le scelte terapeutiche dovrebbero mirare ad obiettivi diversi a seconda della fase di malattia: orientate nella prima fase “virale” prevalentemente al contenimento della crescita virale fino all’inizio della seconda, mentre nella seconda e terza fase “infiammatoria” orientate all’obiettivo di contenere l’infiammazione violenta e le sue conseguenze. Non conoscendo questa evoluzione si comprende il perché, all’inizio della pandemia, ci fossero molti pareri discordanti sugli effetti osservati delle diverse terapie.
Oggi sembra chiaro che le scelte terapeutiche tempestive possono migliorare l’esito.
Tra i farmaci utilizzati, in alcuni casi in ospedale e a casa in altri solo in ospedale e comunque sempre sotto stretta prescrizione medica: Clorochina ed Idrossiclorochina, Paracetamolo o in caso di intolleranza uso di antinfiammatori (Ibuprofene, Ketoprofene o altri), Eparine, Corticosteroidi (metilprednisolone), Antibiotici (betalattamici).
Gli Antivirali disponibili non sembrano dare risultati allo stato attuale anche se questo potrebbe dipendere dal fatto che ad oggi sono stati utilizzati forse in fase troppo avanzata di malattia.
I farmaci biologici ad azione anti-infiammatoria (Tocilizumab, Sarilumab, Anakirna, Emapalumab) hanno indicazione in un trattamento precoce di pazienti in fase 2-3.
Si stanno effettuando valutazioni sull’utilizzo della Colchicina e degli anticorpi monoclonali.

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