De Tomaso: arrestato Gian Mario Rossignolo

Sin dalle prime ore della mattina, 50 Finanzieri del Comando Provinciale di Torino sono impegnati in Piemonte, Lombardia e Toscana, nell’esecuzione di tre arresti ed otto perquisizioni. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Torino. L’intervento è da ricondurre all’illecita percezione, da parte della casa automobilistica torinese De Tomaso di Grugliasco, dichiarata fallita dal Tribunale di Livorno, di ingenti finanziamenti pubblici per corsi di formazione mai avviati. Per accedere ai contributi era stata anche utilizzata una fidejussione milionaria falsa. Parte dei fondi sono finiti nelle tasche di dirigenti della società.
Tra gli arrestati c’è anche l’ex manager Telecom, Gian Mario Rossignolo, che aveva rilevato la De Tomaso nel 2009 ed aveva anche presentato un prototipo della sua vettura a Palazzo Chigi. Il finanziamento dei corsi fa parte di una operazione di riqualificazione avviata dalla Regione Piemonte, all’epoca della Presidente Bresso. Oltre a Rossignolo fermati anche un dirigente della De Tomaso, bloccato dalle Fiamme gialle all’alba a Livorno, e un mediatore creditizio, che opera nel Bergamasco dove è stato fermato all’alba.
Duro il commento di Claudia Porchietto, Assessore Lavoro e Formazione Regione Piemonte: «L’arresto di Gian Mario Rossignolo è la triste conferma della gravità  della situazione che si è venuta a creare in queste settimane alla De  Tomaso. Ma deve servirci come spinta ulteriore per la ricerca di una  soluzione condivisa. Inutile ripetere che lo avevamo detto e che non  ci fidavamo delle affermazioni che provenivano dalla proprietà  dell’azienda. Inutile ripetere che abbiamo fatto bene ad evitare nuovi  flussi di denaro pubblico nelle tasche di Rossignolo. Adesso dobbiamo  solo,  e senza più esitazioni, trovare un accordo fra le parti con la  speranza di un supporto anche da parte del Governo di Roma. I  lavoratori della De Tomaso avrebbero potuto, forse, accettare l’idea  di pagare un pedaggio alla grave crisi economica che sta colpendo  l’intero sistema paese. Ma non è pensabile che debbano pagare sulla  propria carne gli effetti devastanti di un reato o del malaffare di  imprenditori senza scrupoli. Sarebbe una follia. E sarebbe un  bruttissimo segnale per l’intero paese.»

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