‘Ndrangheta: prime confische nell’inchiesta “Minotauro”

Il GUP di Torino, Cristiano Trevisan, ha disposto la confisca di beni per milioni di euro nell’ambito della prima tranche di condanne del processo “Minotauro” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel torinese che si è chiuso il 2 ottobre.
Tra i beni confiscati figurano anche 12 unità immobiliari, 8 terreni, 7 autovetture, 34 conti correnti ed una società, per un valore complessivo di circa 9 milioni di euro, riconducibili a 13 condannati nel giudizio abbreviato, la cui posizione era stata passata al setaccio dai Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria Torino nel corso delle indagini patrimoniali condotte un anno fa.
Contestualmente agli arresti eseguiti nel blitz del giugno 2011, infatti, sulle disponibilità patrimoniali individuate i Finanzieri apposero i sigilli applicando il sequestro “per sproporzione”. Le oltre 180 unità immobiliari, i 200 rapporti finanziari ed i 10 complessi aziendali, riconducibili agli indagati, furono cioè “congelati” sulla presunzione, in gran parte non smentita che, costituendo un patrimonio eccessivo rispetto ai redditi ufficialmente dichiarati, fossero state accumulate illecitamente.
Avverso la sentenza emessa, gli imputati potranno ora ricorrere in Appello e quindi in Cassazione.
Al termine dei gradi di giudizio, l’Agenzia Nazionale beni sequestrati e confiscati dovrà poi procedere all’amministrazione ed alla destinazione del patrimonio sottratto alla disponibilità delle consorterie criminali, nonché alla successiva verifica che i soggetti assegnatari dei beni provvedano al loro utilizzo conformemente alle finalità per le quali si è proceduto alla destinazione, pena la revoca stessa.
Il processo per gli altri 75 indagati nella maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta, invece, si aprirà il prossimo 18 ottobre, mentre 20 persone, nel mese di maggio, hanno già patteggiato la pena con la conseguente confisca, in capo a sei, di 8 unità immobiliari, 4 terreni, 1 società, 6 autovetture e 13 conti correnti, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.
Nei giorni scorsi, le Fiamme Gialle, in un altro intervento coordinato dal Gruppo Riciclaggio della Procura torinese, hanno pure messo i sigilli a 41 unità abitative, 40 terreni e 27 autorimesse di proprietà di 38 imputati. Le unità immobiliari sequestrate concorreranno a coprire le spese già sostenute e quelle ancora da sostenere in tutte le fasi del procedimento, per un prevedibile ammontare che raggiungerà i 3 milioni di euro, per lo più riconducibili al costo delle intercettazioni telefoniche e delle indagini tecniche effettuate per 4 anni dalla DDA della Procura  con i Carabinieri, alle spese per la detenzione in carcere ed agli oneri connessi alla gestione dei beni già sequestrati.

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