Parco dei 5 Laghi di Ivrea: botta e risposta tra Legambiente e Coldiretti

“La contrarietà all’istituzione del Parco dei cinque laghi espressa dalla Coldiretti locale e di Torino è del tutto incomprensibile: in primo luogo non chiarisce quali siano i vincoli che l’istituzione del Parco comporterebbe per le attività agricole, in secondo luogo non è chiaro perchè non abbiano espresso un loro giudizio durante la lunga, lunghissima fase di dibattito che ha accompagnato la proposta di Parco.”
Scrive così il Circolo Legambiente Dora Baltea dopo la presa di posizione della associazione di categoria degli agricoltori.
“Ci viene il dubbio – continua il Circolo – che non abbiano né dato uno sguardo alla mappa in cui si evidenziano i confini del Parco, da cui emerge a vista il fatto che al suo interno siano ben pochi i terreni agricoli; nè data una lettura al dossier da cui risulta chiaro che l’area del Parco ricopre l’area dell’attuale SIC (Sito di interesse Comunitario) e ne erediterebbe i vincoli oggi esistenti senza aggiungerne.”
Secondo Legambiente l’istituzione del Parco è un passaggio indispensabile per intervenire, con nuove risorse, a tutela di un patrimonio naturalistico di grande rilievo. “Patrimonio che in questi ultimi anni ha subito un aumento della pressione antropica (Lago Sirio, Lago Pistono, Terre Ballerine) che va gestita; ricordiamo che finalmente è attivato il progetto di rigenerazione del Lago Sirio per rimuovere dai fondali la presenza delle sostanze (fosfati e nitrati) che accelerano lo sviluppo delle alghe e l’atrofizzazione del lago. Attività che andrebbe estesa anche al lago San Michele, per non parlare della necessità di completare l’allacciamento alle fognature delle abitazioni presenti a ridosso del lago San Michele e Sirio.”
Coldiretti Torino ribadisce che di risposte ai rilievi presentati sinora se ne sono sentite pochine e ripropone la voce degli agricoltori locali.
Silvio Ferrarese, Presidente di sezione della Coldiretti di Cascinette, Chiaverano e Burolo, informa: “In questi anni gli agricoltori si sono sempre detti contrari al progetto. Qualche esempio? Ho manifestato questa posizione a Cascinette, sia in consiglio comunale, sia in commissione agricoltura. Il problema semmai è che nessuno è stato a sentire. Intendo ribadire che istituire un parco, là dove oggi c’è già un’oasi, per gli imprenditori agricoli porterà nuove limitazioni alle attività agricole – aggiunge Silvio Ferrarese -. Faccio qualche esempio concreto. Oggi il controllo dei cinghiali nell’oasi è in capo all’Atc To1. Invece nei parchi la gestione di cinghiali e selvatici è in capo all’ente Parco. Conosciamo bene cosa è successo in questi ultimi anni nel parco della Mandria, nel parco di Candia, come nel parco delle Vaude. Sono diventate zone franche per i selvatici che, nottetempo, sconfinano nelle aree vicine, cagionando gravi danni ai coltivi. Già oggi abbiamo tanti problemi con i cinghiali e non vorremmo che la situazione dei nostri campi peggiorasse ancora».
«Sarà poi ben difficile che l’istituzione di una nuova area protetta possa valorizzare l’economia agricola locale – aggiunge e chiude Ferrarese – visto che i cinghiali già oggi fanno danni a tutti i principali coltivi della zona – dai, pochi, vigneti esistenti, al mais, coltura principale, oltre che al grano e all’orzo, come alla soia e financo ai pioppeti. Nel momento in cui il progetto del parco sbarca in Regione Piemonte gli agricoltori, sinora inascoltati, rivendicano il diritto di tornare a dissentire su questo progetto.”
Pietro Giuseppe Sospisio, Presidente dei berretti gialli di Montalto Dora, spiega: “Negli ultimi anni siamo arrivati all’emergenza: quella dei selvatici è un’invasione. I danni sono pagati con ritardo. Le coltivazioni dei nostri campi già oggi sono senza futuro. Noi protestiamo da sempre, ma abbiamo la sensazione di essere come il due da picche nel gioco a carte: contiamo quasi nulla. I danni già oggi sono così gravi che spesso siamo costretti a cambiare gli investimenti colturali. Dopo che il mais seminato viene grufolato per due o tre volte di fila, rinunciamo a riseminarlo. In questi giorni i cinghiali mi hanno pestato e allettato la soia, seminata come secondo raccolto, nei campi siti tra Montalto Dora e Borgofranco d’Ivrea. Sembrava fosse passato un rullo. E anche gli interventi di contenimento dei cinghiali realizzati negli ultimi tempi, quelli caratterizzati dalla pandemia arrivata con il covid-19, hanno prodotto ben pochi risultati.”

 

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