Parole in libertà: cronaca di una giornata di Coronavirus

Parole in libertà cronaca di una giornata di Coronavirus 1Mi prendo del tempo per scrivere qualcosa. Saranno parole alla rinfusa, dettate dalla voglia e dal tempo perché oggi mi sento così, un po’ incostante, con mille pensieri ammassati tra loro, che cercano il disordine in un periodo dettato da regole…incerte!…Quelle di oggi saranno “parole in libertà”. Non ci sarà nulla che mi terrà attaccata a questa scrivania, farò quello che mi passa per la mente e chi meglio dei tanti italiani bloccati a casa da quasi due mesi sa che cosa significa avere dei pensieri che passano per la mente. Abbiamo fatto di tutto: abbiamo pulito, abbiamo letto, abbiamo scherzato, abbiamo cucinato e continuiamo a farlo. Sul fuoco non ci sono grandi manicaretti ma sto spadellando delle semplici melanzane al funghetto. Poi perché a funghetto se i funghi non ci sono? Mi sono informata. Secondo l’ enciclopedia Treccani (che per me resta una certezza) si tratta di una “locuzione con cui si indica un modo di cucinare varie pietanze a pezzetti con olio, aglio e prezzemolo al modo dei funghi oppure di un nome che, nella cucina marchigiana, si dà a piccole torte rotonde o quadrate fatte con pasta di farina, zucchero e anici, disseccate al sole e poi cotte al forno.” In quest’ultima spiegazione non mi ci ritrovo proprio, un po’ come non mi ritrovo nelle tante cose che insistentemente vogliono farci credere in questo lungo periodo di isolamento e mi faccio andare bene la prima. Io però non ho messo il prezzemolo: ho aggiunto menta, melissa, rosmarino, origano, santoreggia, alloro e salvia tutto ciò che ho coltivato nell’orto; e aspetto di assaggiarle.
In due mesi sono uscita solo due volte e non per fare la spesa ma per comperare il necessario per coltivare la terra, tra cui le fragole che non sono geneticamente modificate ma molto gustose.
live sponsor - CopiaAdesso riprendo a scrivere. Mi sono fermata per una videochiamata. Era la mia amica Elisabetta, anche lei una vera certezza. La conosco da sempre e avrei una gran voglia di vederla, ma abita a Torino. Ora mi domando! Si è parlato di visite ai congiunti ma chi sono quelli che realmente si potranno vedere a partire dal 4 di maggio? Anche qui i pareri sono discordi. La parola congiunto indicherebbe un parente o un familiare, ma perché decidere a priori quali sono le persone che ciascuno di noi desidera veramente incontrare? Se ho la possibilità di riunirmi con 2 o 3 persone perché non avere la possibilità di sceglierle. Se di parenti non ne avessi più quale regola varrebbe? Quella di continuare a rimanere sola? Di continuare ad indossare le ciabatte ai piedi o il pigiama in casa intanto non mi vede nessuno? E allora ecco puntuale una nota del Governo che illumina gli spiriti, apre i cuori, parlando di affetti. Bel “casino!” Cosa si intende per affetto? Esistono una moltitudine di affetti, verso persone, animali o cose. Posso provare affetto ad esempio verso un luogo capace di accogliermi e farmi sentire bene (ma non ci posso andare perché magari è isolato ma fuori regione), posso provare affetto per qualcuno che necessariamente non è un parente o un amico, ma che ha saputo nei momenti di difficoltà starmi vicino, ma non lo posso incontrare. Gli affetti sono “sentimenti meno intensi dell’amore e più controllati della passione”. Allora vien da sè che l’amicizia è una forma di reciproco affetto e un amico vero è per sempre! Ma Parole in libertà cronaca di una giornata di Coronavirus 2io lo posso vedere? Posso camminare a piedi scalzi sotto quell’albero secolare che mi dà rifugio e mi conforta e mi protegge, e mi fa sentire bene nei momenti più difficili da affrontare della vita ma che non posso raggiungere perché si trova ben oltre il portone di casa? Vivere gli affetti significa vivere emozioni, proprio come l’essere felici o tristi e noi stiamo svendendo ad un gruppo di esperti le nostre emozioni. C’è chi gli affetti veri li ha persi in questa pandemia, non li ha potuti salutare e non li potrà riabbracciare mai più; ma qualcuno si è chiesto chi oggi queste persone vorrebbero veramente vedere, dove si vorrebbero trovare, che cosa vorrebbero veramente fare? È tutta una questione di numeri. Regoleranno la nostra vita, modificheranno le nostre abitudini e i nostri gesti, che nei giorni a seguire vedranno rifiutare strette di mano e abbracci. E di fatica in questi mesi ne abbiamo fatta tanta! Ma è bastata un’ inaugurazione, quella del ponte di Genova, a farci ricredere sul seguire in maniera rigorosa quelle regole che nemmeno chi le impone è riuscito ad osservare. Da quelle immagini ci giunge l’esempio. E i cittadini? Quelli che ancora una volta hanno perso un affetto, da lontano, dalle loro abitazioni avranno potuto esprimere il proprio disagio. Anche questo è una forma di sentimento che non può che confinare con il più marcato desiderio di ribellione in una atmosfera di tradita libertà. Ecco queste oggi le mie parole alla rinfusa ancora una volta a chiedere certezze. A proposito le melanzane ai mille gusti erano buone.

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