A Cuorgnè il Presidio di Libera – Luigi Ioculano, per la mafia era il cattivo esempio

CUORGNÈ – Quattro colpi di pistola calibro 38 al torace ed alla testa. Erano le sette della mattina del 25 settembre 1998, nel pieno centro di Gioia Tauro, a pochi metri dallo studio medico dove lavorava, quando venne ucciso. Una morte per dare un segnale forte: nessuno può permettersi di dare il cattivo esempio e per la mafia il cattivo esempio era Luigi Ioculano, un uomo libero, capace di denunciare gli illeciti, un uomo che non si piegava ai ricatti, che parlava chiaro, non criticava sottovoce. Per questo fondò un’Associazione e la rivista “Agorà”, attraverso la quale raccontava di una “malasocietà” incalzante e gridava la sua  missione: fare chiarezza, dire la verità, vivere la vita con integrità. La notizia della sua morte scosse gli animi, sconvolse un’intera città, ma dopo poco la sua figura cadde nel dimenticatoio; ma giovedì 5 luglio ad applaudire Ioculano, a mille chilometri di distanza, è stata una sala colma di gente, a dare il benvenuto al nuovo presidio di Libera nato ad aprile a Cuorgnè, ma inaugurato ufficialmente in un incontro che si è svolto presso l’ex Manifattura.
Presenti don Luigi Ciotti, Claudio Pistolesi (referente Libera Cuorgnè), Egidio Costanza (presidente Associazione Mastropietro), Maria Josè Fava (referente regionale Libera), la giovane Ilaria, figlia di Luigi Ioculano, il Sindaco di Cuorgnè Beppe Pezzetto. Attraverso la voce di Antonella Enrietto e la musica alla chitarra di Paolo Dordi è stato ripercorso uno spaccato della vita di Luigi Ioculano, e a seguire spazio ai relatori per una serata ricca di emozioni, prime fra tutte le lacrime di commozione della figlia Ilaria.
La scelta di intitolare il presidio a Ioculano è  giunta dopo un’attenta analisi delle biografie di tutte le vittime della mafia. «Il bianco è il bianco, il nero il nero, diceva mio padre. In certi contesti non esistono vie di mezzo» ha sottolineato Ilaria nel descrivere la figura di un medico serio, un uomo non impegnato nella politica, che amava le sue radici, dall’alto rigore morale che si scontrò con la mentalità mafiosa del suo territorio. «L’isolamento è la prima arma che usa la mafia – ha detto – con la seconda ti chiude la bocca, poi c’è la cancellazione della memoria. Ecco che al dolore della sua morte si è aggiunto quello del silenzio della gente. Nella vita non esistono scorciatoie. Ce lo ha insegnato mio padre, dando a me e a mia sorella il buon esempio, che insegnerò ai miei figli, e poi ancora ai miei nipoti.» Da parte di Claudio Pistolesi, alla luce di un’operazione Minotauro che ha portato allo scioglimento di due Comuni per infiltrazione mafiosa in territorio canavesano, la richiesta alle amministrazioni comunali di una presa di posizione forte valutando l’ipotesi di costituirsi parte civile al processo che si terrà ad ottobre e al Sindaco di Cuorgnè la richiesta di una sede in centro città come punto di incontro di Libera con la popolazione. «Non lasciateci soli in questo cammino – ha concluso Pistolesi – che deve essere condiviso negli ideali di libertà, rispetto, impegno, legalità.»
E a parlare di quella politica spesso legata a poteri occulti ed organizzazioni criminali, Egidio Costanza, che a fronte dell’operazione Minotauro che ha visto arrestare 150 persone (120 milioni di beni sequestrati), a seguito della quale tutto tace, ha aggiunto: «Occorre costruire percorsi di legalità, creare una nuova cittadinanza perché la politica non è solo quella dei partiti, ma dell’intera cittadinanza attiva.»

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