La Provincia discute sul territorio il Piano Provinciale di Emergenza di Protezione Civile

CUORGNÈ – Parte da semplici considerazioni l’introduzione dell’Assessore Provinciale alla Viabilità Alberto Avetta con delega alla Protezione Civile, nel presentare in Municipio a Cuorgnè il piano Provinciale di Emergenza della Protezione Civile, alla luce anche dell’ultima calamità che ha pesantemente colpito la zona dell’eporediese e delle sue vallate da Andrate a Nomaglio. Pur non trattandosi di un evento paragonabile alle alluvioni che in passato hanno colpito il territorio, l’eccezionalità delle precipitazioni è stata infatti importante, così come importanti si sono dimostrati negli anni l’esperienza acquisita, e i lavori effettuati con effetti positivi tangibili. «Questo territorio nelle sue disgrazie ha fatto un grande percorso di crescita laddove le opere sono state eseguite, mentre al contrario opere non realizzate hanno provocato maggiori disagi, ma c’è soddisfazione sia per un sistema di viabilità e di Protezione Civile che ha funzionato bene, sia per la grande sinergia tra gli uffici provinciali e Regionali.»Nelle parole dell’Assessore l’importanza quindi della capacità di fare sistema territoriale dove l’incontro di lunedì 6 maggio ha voluto essere un  momento di approfondimento circa l’ipotesi di una nuova proposta di riorganizzazione dei Comc che richiede un’ulteriore sforzo di condivisione su cui è necessario lavorare, alla luce anche del periodo complicato ed in evoluzione dal punto di vista giuridico ed amministrativo. C’è una grande incertezza sul futuro delle province, non si sa che fine farà la Città Metropolitana, poi ci sono le Unioni dei Comuni e le convenzioni, insomma un grande caos all’interno del quale, ha aggiunto l’Assessore, «ci inseriamo noi con la nuova strutturazione territoriale dei Com; è chiaro che tutto questo deve essere messo in sinergia. Insomma se un Comune ha funzioni con un Comune che è al di fuori del Com previsto, per esempio, è necessario capire come muoverci e come mettere in equilibrio tutto ciò.» La parola a Fulvio Dutto per l’illustrazione dello schema del Piano Provinciale di Emergenza di Protezione Civile (PPE), attualmente in consultazione, che nella sua fase intermedia prevede da parte dei componenti dei Com, osservazioni sui contenuti, controdeduzioni, confezionamento di un piano finale che sia condiviso quindi l’approvazione in Consiglio. All’attenzione dei presenti anche l’aggiornamento del programma di previsione provinciale che contiene rischi, risorse, problemi e strumenti con cui superare le emergenze. «Il PPE – ha sottolineato Dutto – non è frutto di un affidamento esterno, ma di un lavoro interno all’Amministrazione. Può essere riassunto come la “Polaroid”, lo scatto istantaneo di come già stiamo lavorando con la Prefettura e la Regione, consolidando ciò che già c’è. In questo clima di incertezza amministrativa ed economica, e alla luce di eventi climatici sempre più diversi, non possiamo che permetterci di avere l’ambizione di consolidare ciò che abbiamo e non di ampliare un sistema che già è costoso. Insomma non c’è apparenza ma sostanza. Il PPE è un documento condiviso tra i soggetti del territorio per far fronte alle emergenze, e la Protezione Civile trae la sua efficacia da una rete di rapporti condivisa. Abbiamo iniziato a fare questo lavoro anni fa ascoltando i Sindaci, specie quelli delle valli che lamentavano una assordante solitudine. Il sentirsi in rete con altri soggetti (Comune, Unione dei Comuni se ci sarà, Com, Regione, Provincia, Prefettura) con le procedure conosciute per attivare i livelli di emergenza ed un sistema solido di emissione dei bollettini di allertamento, permette di sentirsi in rete, e di sentirsi maggiormente tranquilli. Scopo del PPE è quello di fissare regole chiare e semplici, adottando tabelle di facile e rapida lettura. Il nuovo PPE costituisce, dunque, un passo fondamentale per contenere al minimo ogni incertezza che normalmente caratterizza la gestione manageriale degli eventi calamitosi. La riduzione delle incertezza si fonda su di un necessario processo di condivisione del documento.» Ultima considerazione ha riguardato i Sindaci dei piccoli Comuni, quali vero presidio del territorio. «Molto spesso – ha concluso Avetta – è stata messa in discussione l’utilità  dei piccoli comuni,  ma quando si verificano eventi calamitosi come le ultime piogge ci rendiamo conto quanto siano utili i Sindaci che hanno fatto la notte da volontari, che conoscono il territorio e possono prevenire ed evitare guai da un punto di vista di gestione. Tutto ciò dobbiamo saperlo trasferire anche ai cittadini. Non abbiamo paura di modificare le nostre convinzioni, ma quando ci sentiamo dire con superficialità che le cose potrebbero essere fatte in modo alternativo, allora ci devono spiegare a quale modello alternativo di amministrazione della nostra architettura istituzionale si riferiscono. Darsi dei ruoli in caso di emergenza è fondamentale per la sicurezza dei cittadini.» Poi l’ultima consapevolezza: «La filiera dei finanziamenti è un processo ad oggi congelato; l’interruzione di questa catena deve essere tenuta in conto anche in sede di bilancio amministrativo comunale.» Insomma, così come sottolineato, «in sede centrale è finita l’era Bertolaso, c’è stata un’inversione di tendenza. Tutto ciò che si muove deve essere convalidato dalla Corte dei Conti.»
Karen Orfanelli

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