Paviolo e gli auguri di Natale in Piemontese

Dal 1973 Paviolo mandava gli auguri di Natale in piemontese.
Quella che lui chiamava “drolaria” venne apprezzata tantissimo, tanto che il Parroco di Cuorgnè, Don Domenico Cibrario, citò qualche suo verso durante la messa di mezzanotte.
“In un angolo della Chiesa, stupito e confuso – r4icordava Paviolo – pregavo solo che non nominasse l’autore; per fortuna fu così. Caro Don Cibrario, non credo che Iddio Le abbia imputato a peccato  il fatto che anche per colpa di quella predica natalizia io abbia poi continuato a mandare gli auguri in versi piemontesi. Ma forse solo perché la misericordia di Dio non ha limiti.”
Quei versi scritti in 30 anni divennero poi, nel 2004, un libro, “Trenta Natali con Angelo Paviolo”, pubblicato dalla associazione ‘L Peilacan.
Nel 1983 Paviolo racconta il mondo semplice di un nonno che vorrebbe come regalo di Natale un pacco con dentro solo cose belle: uno io-io, un arancia e quattro nocciole, i compagni d’un tempo, i canti degli amici, un bacio della mamma ed una carezza del papà. Chiede questo: il profumo del “suo” Natale, perchè è di questo che ha bisogno. Un pacco con dentro i suoi sogni.
Ma il nonno della poesia di Paviolo non è solo. Perché sono in tanti che, mai come quest’anno, vorrebbero potere avere quel sogno in regalo. E, credetemi, non è mica una caratteristica dei più anziani. Anche tra i più giovani: la ricerca di qualcosa che un tempo ti sembrava più bello e più vero, oppure la ricerca di quello che non c’è più, di chi non c’è più.
Grazie Professore! Per tutto.

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