“Non vogliamo diventare la fogna dell’Eporediese”

COLLERETTO GIACOSA – «Non abbiamo alcuna intenzione di diventare la fogna dell’Eporediese.» Può essere così riassunto il contenuto del volantino distribuito dal Comitato NoBiogasGiacosa, in occasione della consegna del Premio Giuseppe Giacosa svoltasi nei giorni scorsi, nel piccolo paese noto per aver dato i natali al grande Poeta. E se a livello di progetto c’è una battuta d’arresto a causa delle varianti introdotte dal recente “decreto energia”, le azioni messe a punto da chi si oppone alla realizzazione di un biodigestore in zona non cessano di continuare. Il punto della situazione è stato fatto all’interno di una conferenza stampa, alla presenza di Gianfranco Trucco, Presidente del Comitato, e di alcuni rappresentanti. Circa 300 le firme raccolte per presentare una petizione circa la richiesta di informazioni, e convocazione di un Consiglio Comunale aperto, che permetta ai cittadini di esprimere la propria opinione nei confronti del Biodigestore. Una raccolta, definita dallo stesso Trucco “eccezionale” se si pensa che lo Statuto del Comune prevede che per presentare una petizione, i sottoscrittori devono essere iscritti nelle liste elettorali. E i calcoli si fanno in fretta: oltre 300 votanti significano il 75% degli elettori dell’ultima tornata amministrativa comunale e superano di 100 voti quelli raggiunti dalla lista attualmente in carica. Ora, sempre in base allo Statuto, essendo state consegnate le firme il 28 di agosto, l’amministrazione comunale ha 20 giorni di tempo per informarne i gruppi consiliari dando loro la possibilità di fare propri la petizione stessa e richiedere la convocazione di un consiglio comunale aperto.
Ma a fronte dell’intenzione avanzata dal nuovo Consiglio di amministrazione dell’Azienda Energia e Gas, di proseguire sulla strada di realizzazione dell’impianto, anche il Comitato non è intenzionato a lasciar perdere puntando il dito contro chi continua ad essere vago. «Intanto – ha sottolineato Trucco – qualcuno ha pagato i terreni ai 12 proprietari su cui dovrebbe essere edificato il biodigestore.» E non si capisce neppure il perché se a Pavone Canavese , su cui doveva sorgere un impianto più piccolo, il Consiglio dei Ministri ha cassato definitivamente il progetto, a Colleretto Giacosa dove dovrebbe sorgere un impianto tre volte più grande. Se Arpa e Asl – ha continuato il Presidente – hanno verbalizzato che il biodigestore di Pavone era nocivo per la salute e pericoloso per l’ambiente, a maggior ragione un impianto più grande, più vicino alle case e ad un ristorante, dovrebbe essere nocivo di conseguenza.» Un progetto che il Comitato auspica possa invecchiare definitivamente all’interno di un cassetto e che non se ne parli più, perché la gente non lo vuole. Ed è anche al Presidente di Slow Food che si è rivolto il comitato “NobiogasGiacosa”, guardando al manifesto pubblicato in occasione del “Settembre Giacosiano” che lo vede tra gli sponsor assieme all’Azienda Gas e all’Amministrazione Comunale. «Abbiamo pensato di avvertire il Presidente di Slow Food – ha continuato Trucco – per fargli sapere che sono in compagnia di aziende che portano avanti un discorso diverso da quello pubblicato su La Repubblica il 9 maggio che contrasta a pieno titolo gli impianti di biodigestione, dal cui testo siamo partiti nella lotta contro questi impianti. Altro intervento riguarda la richiesta a 5 consiglieri regionali, già firmatari nel 2011 di una richiesta di moratoria sugli impianti di biodigestione, di presentarne un’altra, a seguito anche delle autorizzazioni a raffica a livello provinciale, che creano una certa perplessità. È il caso ad esempio di Caselette dove un biodigestore è stato autorizzato in area a rischio idrogeologico e come risulta scritto nella delibera, nel caso in cui l’impianto risulti alluvionato la Società rinuncia a richiedere i danni al Comune, alla Regione Piemonte ed alla Provincia di Torino.» Richiedere, dunque, una moratoria per procedere ad un inventario di tali impianti sul territorio piemontese, se la Regione Piemonte ha ancora capienza per nuovi impianti e per quanti MWh, verificare l’impatto ambientale, definire i siti non idonei, e quant’altro. E il comitato si oppone anche alle voci di corridoio secondo cui il biodigestore potrebbe essere spostato di un po’. «Colleretto Giacosa – ha concluso Trucco – non ha chilometri quadrati di estensione (poco più di quattro) e se l’intenzione è quella di spostare l’impianto verso il Ribes verrebbero chiamati in causa altri comuni come Loranzè e l’area industriale. A Colleretto Giacosa non si trova neppure una minima parte del materiale necessario al suo funzionamento, non abbiamo né mucche né campi sufficienti per gli insilati, questo costringerà ad importare tonnellate di letame, liquami e biomassa all’anno. Se le dimensioni sono come il biodigestore di Candiolo che necessita di 100 tonnellate, buona parte di letame dovrà  arrivare tutti i giorni da fuori. Questo significa che moltiplicata per 365 giorni in una realtà come il nostro piccolo paese significa volerlo far diventare la ‘fogna del Canavese’. Il territorio è piccolo e un impianto di questo genere è fuori luogo; è come voler a tutti i costi infilare un “elefante dentro una scatola di sardine” Non ci starà mai, e non c’è niente da fare.»

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