Piccoli Comuni: unioni o convenzioni

PEROSA – Sindaci e Consiglieri della Comunità Colinare Piccolo Anfiteatro Morenico del Canavese (Strambino, Romano, Mercenasco, San Martino, Scarmagno, Perosa e Vialfrè si sono ritrovati lunedì sera, a Perosa, per discutere del futuro dei piccoli comuni e delle forme di aggregazione che l’attuale legge predisposta dal Governo Berlusconi prevede.
Nel recente passato alcuni comuni, Romano, Scarmagno, Perosa e Vialfrè, avevano predisposto una bozza di intenti, una sorta di convenzione che prevedeva di legare i quattro comuni nello svolgimento delle sei funzioni attribuite agli enti.
Ma quel documento, portato all’esame del Consiglio Comunale di Vialfrè, aveva suscitato parecchie perplessità. Tanto che, successivamente, non era stato portato in Consiglio a Perosa e Romano e Scarmagno aveva ritirato il punto dall’ordine del giorno.
La critica maggiore riguardava il fatto che tutte le funzioni previste erano già all’interno dello Statuto della Collinare e accelerare su quella materia significava svuotare di contenuto la comunità stessa.
È così nata la proposta di allargare necessariamente la discussione a tutti i comuni che fanno parte della Collinare per capire le scelte future.
Intanto si è cercato di comprendere meglio l’iter della legge nazionale e delle possibili modifiche della Regione.
La situazione è ancora parecchio confusa.
L’entrata in vigore della legge di riforma degli enti locali varata dal governo Berlusconi, che prevede forme di unioni tra comuni con una popolazione inferiore ai mille abitanti, è stata prorogata dal Governo Monti al 30 settembre di quest’anno. Ma si tratta di una proroga e non di una abolizione.
Nel frattempo la Regione Piemonte aveva approvato un disegno di legge che in parte modificava alcuni contenuti della legge statale.
Il caso del Piemonte, come quello della Lombardia, rappresenta in Italia una situazione anomala, con la presenza di un gran numero di piccoli comuni. Sono una quarantina i piccoli comuni presenti ad esempio in Puglia, mentre nella sola provincia di Torino se ne contano circa 253 sotto i 5mila e 113 sotto i mille. Insomma nella stragrande maggioranza delle regioni italiane l’anomalia è la presenza di comuni al di sotto dei mille abitanti. In questo quadro è naturale che il legislatore nazionale si occupi della situazione generale, mentre è la Regione Piemonte l’ente ad essere più vicino alle reali esigenze del territorio.
Di qui alcune forme di correzione della legge, all’esame del Consiglio Regionale sulla base di un testo approvato dalla giunta e di un secondo documento presentato dal Pd e dall’Udc.
È il caso dell’ipotesi di consentire ai comuni di costituire unioni con popolazione di almeno 3mila abitanti (e non 5mila come prevede lo Stato) facendo confluire il proprio bilancio nel nuovo ente oppure della possibilità di gestire in convenzione tutti i servizi mantenendo il proprio bilancio comunale e la propria autonomia.
Si tratta di una questione più di campanile che di sostanza.
Delegare tutte le funzioni significa di fatto riversare in una o più convenzioni la stragrande quantità di risorse presenti nel bilancio e dunque rischiare di non avere più la possibilità di fare scelte amministrative. Soprattutto nel momento in cui i consigli comunali dei piccoli comuni saranno composti da 6 consiglieri (quattro di maggioranza e due si minoranza) ed il sindaco non potrà più contare sulla Giunta. Ma nel contempo si guarda anche alla necessità di garantire comunque un piccolo presidio amministrativo in grado di rapportarsi con il cittadino.
Con questi presupposti è difficile muoversi e fare delle scelte definitive.
Nel caso della Collinare di Strambino, risolte le iniziali incomprensioni sulla convenzione, i comuni di Romano, Scarmagno, Perosa e Vialfrè proseguiranno il loro percorso immaginando un accordo per la gestione iniziale del servizio di Polizia Municipale. Un servizio messo in rete all’interno di quattro comuni della collinare Rimangono fuori da quell’accordo, al momento gli altri tre comuni.
Da più parti è poi emersa l’esigenza di valutare il quadro economico ed organizzativo degli accordi e delle convenzioni. Capire in sostanza nei diversi settori e funzioni quali sono le risorse disponibili e quale tipo di servizio può essere organizzato, anche per immaginare i costi: in alcuni casi si potrebbe trattare di un risparmio, in altri di un costo maggiore. Anche per questo si formerà una commissione con lo scopo di esaminare la situazione ed essere attenti ai futuri sviluppi della legge nazionale e regionale.

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