Assegnate le cariche al Direttivo del Comitato “Non Bruciamoci il Futuro”

RIVAROLO – Dopo l’Assemblea dei soci aderenti al Comitato “Non Bruciamoci il Futuro” che si è tenuta sabato 16 febbraio presso il Centro d’incontro Villa San Giuseppe, e che ha eletto il Consiglio Direttivo (Danila Tarizzo, Silvia Poletto, Claudia Dellacchà, Tiziana Melfi, Maria Giorza, Piergiacomo Salassa, Moreno Marrazzo, Orazio Bonaventura e Giovanni Fragale; per il Collegio dei Revisori dei Conti Lucia Mattiello, Giuseppe Martino e Ferruccio Perona), si è svolta una nuova riunione, esclusivamente riservata al Consiglio Direttivo, venerdì scorso, 22 febbraio.
Ordine del giorno stabilire le cariche interne al Comitato, così ripartite: Giovanni Fragale, Presidente; Piergiorgio Salassa, Portavoce e vice Presidente; Danila Tarizzo, portavoce e Segretario organizzativo; Claudia Dellacchà, Tesoriere.
Nelle funzioni di Segreteria Organizzativa, Danila Tarizzo sarà affiancata da Silvia Poletto e Maria Giorza.
Su mandato dell’assemblea, il Consiglio Direttivo promuoverà iniziative in tre campi di azione:
«Innanzitutto insisteremo  – afferma il Direttivo – affinché la Provincia, con il Presidente e l’Assessore, accettino un confronto pubblico con i Cittadini di Rivarolo e, attraverso una mobilitazione straordinaria, si incrementerà le attuali 2.500 adesioni, con l’obiettivo di superare le 4.000 firme. Nonostante le nostre diffide per le innumerevoli difformità riscontrate,prendiamo atto che l’impianto è stato avviato. L’Assessore all’ambiente provinciale ha proposto un protocollo d’intesa (Provincia-Comune-Società) per attivare una Commissione Tecnica, la proposta è stata accolta dal Comune e dal Comitato. Questa Commissione, attraverso Tecnici di fiducia, dovrebbe avere i poteri di appurare cosa viene introdotto nella camera di combustione e verificare i fumi in uscita dalla ciminiera. Infine, tramite il conferimento di un incarico ad uno studio legale esperto in questioni ambientali, – conclude – dovremmo predisporre “Atti mirati” che possano garantire la verifica di legalità di quanto realizzato. In ogni caso, dobbiamo impedire il concreto rischio che vengano bruciate sostanze classificate rifiuti in un impianto posto nel bel mezzo della Città.»

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