Cogeneratore a biomasse a Rivarolo: tavolo tecnico tra Comitato, Provincia e Arpa

RIVAROLO – Confronto tra Comitato-Non Bruciamoci il Futuro e i funzionari della Provincia e dell’Arpa ieri pomeriggio durante un tavolo tecnico tenutosi a Palazzo Lomellini, e durato circa due ore. Il Comitato ha posto una serie di domande per cercare di approfondire gli aspetti tecnici dell’impianto di cogenerazione a biomasse realizzato nell’area ex Vallesusa per fornire un servizio di teleriscaldamento (da estendersi a tutta la città) che dovrebbe essere messo in funzione a fine 2012.
L’instanza di autorizzazione era stata avanzata alla Provincia dalla Sipea Srl (ora Cofely – G.d.f.Suez) ad ottobre 2005, e autorizzata a febbraio del 2006, dopo la conferenza di servizi avvenuta a novembre 2005.
Un impianto costituito da un gruppo di cogenerazione a biomassa e da due caldaie a metano di integrazione e riserva della potenza massima al focolare di 7.500Kw ciascuna, con una ciminiera di 40 metri (in realtà verrà utilizzata quella dismessa del cotonificio che pare essere alta 60 metri), e che dovrebbe bruciare circa 70mila tonnellate di combustibile legnoso all’anno, che significa quasi 200 tonnellate al giorno. L’impianto di stoccaggio sorgerà a Foglizzo, e il materiale arriverà già pronto per la combustione. Ma dove si troverà tutto questo legname?
Il cogeneratore parte da un progetto di Asa per creare una rete utile a garantire il teleriscaldamento agli utenti e che si sarebbe dovuto inserire nel progetto “filiera del legno”. Difatti anche Asa, rappresentata da Emidio Filipponi, era presente alla Conferenza di Servizi (nel 2005), insieme al Comune di Rivarolo (Pier Giulio Francisco, giunta Bertot, primo mandato), all’Arpa, all’Utf, alla Sipea, alla Golder Associates e all’Energy Recuperator, fornitore dell’impianto, lo stesso della centrale di cogenerazione a biomasse di Pieve di Teco oggetto di indagine giudiziaria tra il 2008 e 2009, perché si rivelò essere una centrale a cogenerazione di “Cdr”, ossia combustione di rifiuti.
Il timore del Comitato spontaneo di cittadini è che avvenga la stessa cosa. Quando la Provincia ha autorizzato il progetto, l’ha fatto secondo la normativa dell’epoca, poi modificata successivamente, fino ad arrivare alle attuali linee guida inserite nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale aggiornato e adeguato e approvato dalla Regione, per l’incentivazione delle fonti rinnovabili.
Il Comitato ha infatti sottolineato la necessità di avere garanzie: «Questo era il momento ottimale per rivedere il progetto secondo la normativa attuale, specificando e scrivendo nero su bianco ciò che dovrebbe essere l’esercizio dell’impianto.»
I funzionari della Provincia e dell’Arpa, che ad alcune domande non hanno potuto rispondere in modo preciso, proprio per la documentazione limitata (come da vecchia normativa), si sono impegnati a fornire un piano di dispersione dei fumi (polveri sottili) entro tre mesi e si sono resi disponibili per altri incontri chiarificatori. L’Arpa ha altresì promesso che via via verranno effettuate le opportune verifiche all’impianto.
Ora il comitato attende di poter visionare il progetto, e nel frattempo prosegue la raccolta di firme a sostegno dell’iniziativa di approfondimento e monitoraggio sulla questione (per info: comitato.nonbruciamocifuturo@gmail.com ).

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