Coronavirus, DPCM , regole dictat e bugie

Coronavirus, DPCM , regole dictat e bugieC’è da sperare di andare d’accordo con i vicini di casa se soltanto ci sfiora l’idea di apparecchiare per poco più di 6 persone: diciamo 7 ad esempio. Perché se è vero che gli italiani sono stati consapevolmente attenti nel periodo di forzata inattività all’interno delle mura domestiche, è altrettanto vero che agli stessi italiani piace un sacco ficcare il naso negli affari degli altri: figuriamoci dunque quando si sentono quasi autorizzati a puntare il dito contro chi con sregolatezza e negligenza “aggiunge un posto a tavola”. E così la canzone tra i più grandi successi di Johnny Dorelli, che invita all’accoglienza e a stringersi per un amico in più, sembra in periodo covid destinata a dividere. Esistono pur tuttavia delle regole a cui ci si deve adeguare, ma quello a cui non ci si riesce ad adeguare è a quel susseguirsi di “dictat” che questa volta sì, con negligenza e sregolatezza, incominciano a fare da cornice alla nostra quanto mai presidiata quotidianità. Abbiamo ascoltato di tutto e fa sorridere anche solo immaginare quanto ancora dovremo ascoltare. Si parla a ruota libera e di conseguenza a ruota libera ci si comporta. Se educhi male ti comporti male e questo avviene ovunque: in casa, a scuola e all’ interno di quella grande famiglia che si chiama Nazione. E poco importa se fino alla nausea si ricorda a noi stessi che bisogna indossare la mascherina, che è necessario lavarsi le mani e mantenere 1 metro di distanza. Questo lo abbiamo capito bene, perché tutto sommato siamo intelligenti. Quello che non abbiamo capito è come sia possibile farlo in determinate condizioni. Se gli autobus ad esempio sono strapieni e devo dirigermi a scuola, chi firmerà la mia giustifica sul diario? Non lo farà certo il papà della Nazione ed io, cittadino, non posso che infrangere le regole. Se l’autobus è pieno posso scegliere due strade: o salirci lo stesso o prendere la macchina che però inquina. Allora posso scegliere di cambiare auto, ma poi devo sobbarcarmi il costo di una nuova vettura e spesso i soldi non ci sono, senza dimenticare un parcheggio ormai quasi ovunque a pagamento. Non importa, c’è la metro che però non serve l’intera città metropolitana e come il bus e stracolma di gente. Allora con uno sforzo di buona volontà prendiamo la bici che però nell’isterismo di un inizio mattina complicato tra clacson e nervosismo rischia di portarti dritto dritto al pronto soccorso. Per carità non sia mai detto, il pronto soccorso non va intasato e allora posso consumare le scarpe e muovermi a piedi, oppure posso darmi malato o arrivare in ritardo. Dimenticavo per molti è giunto il momento di lavorare a casa. E anche qui mi viene da dire valutiamone pro e contro. Ma mi chiedo: “non sarebbe stato meglio incrementare il numero di mezzi pubblici?” Adesso non venitemi a dire che non ci sono i soldi! I soldi, e non è la solita retorica, sarebbe bastato utilizzarli meglio. Un mare di bugie, ecco a che cosa ci hanno abituato e quanto più questo mare è mosso più ne trascina con sé: le inghiotte, le metabolizza, per poi lasciarne traccia su un bagnasciuga che ne viene sommerso: e così ci dobbiamo abituare a poca spiaggia per un’ acqua sempre più inquinata. La scuola è sempre la stessa se le bugie le dici insegni a dirle e perdi di credibilità. Non è forse giunto il momento di voltare pagina, di pensare in grande, di essere seri, di essere uniti e darci la mano. Dimenticavo la mano no, non si può fare. Allora il pugno. Il pugno no, non è ammesso, allora il gomito, per carità non va bene. Allora come scriveva Eugenio Montale :”ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale”.. orrore. Beh! sapete che cosa vi dico: mio nonno di fronte ad una signora, si toglieva il cappello! Era segno di galanteria ed eleganza! Doniamo un po’ di questa galanteria e un briciolo di saggezza e di eleganza alla nostra Signora, oggi la nostra povera Italia.

Karen Orfanelli

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