Finanziamenti pubblici alla De Tomaso: salgono a sette gli arresti della GdF

TORINO – Ancora due ordinanze di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta sulla effettiva destinazione dei fondi assegnati alla De Tomaso dal Ministero del lavoro e dalla Regione Piemonte, rispettivamente per la realizzazione del progetto di formazione delle maestranze “Orientati al futuro” (il Ministero del lavoro) e di quello denominato “Univis”, di rinnovamento delle linee di produzione, presso i due poli industriali di Grugliasco e di Livorno.
Ieri mattina sono finiti agli arresti domiciliari, con l’accusa di concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato, Massimiliano Alesi, ex direttore generale della De Tomaso, e Giuliano Malvino, procuratore speciale della T.A.S., la società cuneese incaricata dalla casa automobilistica di curare l’attività di engineering e di sviluppo tecnico delle autovetture da “lanciare” sul mercato.
La figura di Giuliano Malvino ed i suoi legami con la famiglia Rossignolo erano emersi già nei primi Anni 2000, quando il manager venne arrestato in Calabria, sempre dalla Guardia di Finanza, per bancarotta fraudolenta nell’ambito del fallimento della Otobredasud SpA, società  rilevata proprio dalla famiglia Rossignolo.
I magistrati contestano agli ultimi due arrestati di aver ricoperto un ruolo importante nell’indebita percezione e nell’illecito utilizzo dei fondi pubblici per 13.000.000 milioni di euro arrivati all’azienda automobilista torinese, di cui 7.500.000 di euro per finanziare corsi di formazione professionale e 5.500.000 di euro per l’allestimento delle nuove linee produttive.
In particolare, Massimiliano Alesi è accusato di aver intascato parte del finanziamento legato alla formazione, sottraendo fraudolentemente fondi per circa 1.000.000 di euro, mediante il pagamento di fatture false emesse nei confronti della De Tomaso da società di comodo a lui riconducibili.
Le responsabilità penali di Giuliano Malvino, invece, sono legate alla sua carica di procuratore speciale della Tas, società che avrebbe emesso fatture gonfiate nei confronti della De Tomaso, pagate con i fondi erogati dalla Regione Piemonte. Parte del denaro illecitamente trasferito alla Tas è stato poi “restituito” alla holding dei Rossignolo, proprietaria della stessa De Tomaso, attraverso delle operazioni di aumento di capitale in realtà mai realizzate, e la stipula di contratti fittizi di cessione e di utilizzo del marchio “Fissore”.
Passando al setaccio la contabilità della società di engineering di Malvino, i Finanzieri del Nucleo PT Torino hanno inoltre scoperto altre fatture per operazioni inesistenti, questa volte emesse da due società di comodo riconducibili a Gian Luca Rossignolo, già arrestato a novembre dello scorso anno. Seguendo i relativi flussi finanziari, sono stati ricostruiti i vari passaggi che hanno consentito al “rampollo” della famiglia Rossignolo di “mettersi in tasca” oltre 300.000 euro di fondi pubblici.
Le indagini, partite inizialmente per far luce sulla vicenda del “fantomatico” investitore cinese che avrebbe dovuto salvare la De Tomaso con l’apporto di capitali in realtà mai arrivati, ha consentito di ricostruire l’effettivo impiego dei finanziamenti ricevuti dalla società e si sono concluse con la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 11 persone, di cui sette tratte in arresto, a vario titolo ritenute responsabili di ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato e riciclaggio. Eseguito, in via precauzionale, anche il sequestro di beni degli indagati    (una grossa villa, un suv, due autovetture e una moto di grossa cilindrata), per complessivi 2.100.000 di euro.
Gli accertamenti del Nucleo Polizia Tributaria di Torino hanno inoltre consentito di bloccare l’ulteriore tranche di finanziamenti, per circa 12 milioni di euro, già stanziati dal Ministero del Lavoro e dalla Regione Piemonte a favore della De Tomaso.

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