Gli “Incontri con gli altri” di Gianpiero Perlasco

IVREA – È il linguaggio dell’immediatezza quello che caratterizza da sempre l’opera di Gianpiero Perlasco, aostano di nascita, ma canavesano di adozione. Ed è ad Ivrea, la Città che lo ha  “generosamente accolto” come lui stesso scrive, a cui guarda l’autore, dedicandole una raccolta di poesie, dal titolo “Incontri con altri”. Sono i luoghi, le cose, le persone che in qualche modo hanno segnato il suo percorso di vita, le sue “stagioni”: l’acqua, i giorni, le notti, l’arcobaleno, gli amici, i poeti, la banda, le pagine piene e vuote di un viaggio che ha voluto raccontare attraverso la sua vena poetica.
Ed è un grazie sincero e profondo quello che rivolge alla “Città dalle Rosse Torri”. A lei, “Signora generosa”, la gratitudine per aver saputo allontanare la nostalgia del distacco dal luogo dei primi amori, facendogli incontrare le sue “accoglienti braccia”. Ma resta l’amore per quella terra d’infanzia, che non è poi così lontana, con la sue quiete, le montagne e i suoi castelli: “colori che non sbiadiscono”.
“Il titolo di questa raccolta poetica – racconta Perlasco – richiama volutamente quello della mia precedente silloge “Incontri”. Ho inteso completarlo con “gli altri” al fine di estendere il mio sguardo in modo mirato, caratterizzando momenti e situazioni che hanno segnato il mio viaggio con le stagioni.” E i versi riempiono quelle pagine vuote che a poco poco diventano emozione. In essi è racchiuso il mondo dell’autore, il suoi interessi, la passione per il giornalismo, la vita affettiva, le amicizie, la nostalgia, la gioia e il dolore. Uno sguardo al passato, al presente e a quel futuro di cui non si conosce l’identità: “Pagine ormai sbiadite, chissà se vi ritroveranno in una notte d’estate con stupore in qualche angusta soffitta… forse un mattino d’aprile un alito di vento vi spazzerà via o dolci occhi si poseranno su di voi… e piccole mani per un segreto timore vi tratterranno. Come resti di vita.”
Sono i “valori” veri a prendere il sopravvento, i sentimenti, frutto dell’amicizia, degli affetti, della tradizione: “…Carnevale a Ivrea festa di rinascita tra storia e leggenda e sguardi al domani. L’emblematico scarlo brucia l’anno vetusto e dall’ultima fiamma sospesa nasce l’attesa di nuova feconda stagione.”
Un sapersi mettere a nudo senza paura di esprimere stupore o allegria, malinconia o dolore, dove anche il sogno, il desiderio di un “nuovo mondo” percorre l’animo del poeta: “…Un universo ove la chimera di pace e diritto diventi finalmente giusto dono, si tramuti in risveglio di unione, un abbraccio di arcobaleni.”
Un abbraccio che Perlasco volge a tutto tondo: alle albe e ai tramonti, alla luna e al mare, abbracci che circondano corpi e cuori, abbracci insperati. E poi c’è l’abbraccio più grande: “Ti ho incontrato spesso nei sogni, coglievi margherite che per amore donavi… Madre mi hai insegnato ad abbracciare il mondo, non sarò mai solo.”

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