I pazienti affetti da maculopatia senile non potranno più essere curati così come avvenuto fino ad ora

AGLIÈ – «Come Alice nel paese delle meraviglie, non smettiamo mai di esplorare e di perdere la speranza.» Così la dott.ssa Cristiana Marchese dell’ospedale Mauriziano ha concluso il suo intervento nell’ambito del convegno nazionale dal titolo “Distrofie retiniche ereditarie e maculopatie: il punto della ricerca in Italia e nel mondo”, che si è svolto sabato 27 ottobre, presso il Salone Alladium di Agliè, a voler sottolineare che oggi tanti passi in avanti sono stati fatti; si parla di incredibili miglioramenti nella diagnosi genetica, con un elevato numero di pazienti sottoposti a prelievo e tante anche le sperimentazioni sull’uomo. Insomma la ricerca non è ferma e si stanno individuando le strategie. Organizzato dall’Associazione Piemontese Retinopatici e Ipovedenti (APRI), in collaborazione con il Centro di Riabilitazione Visiva dell’Asl To4, il convegno ha voluto essere un momento di informazione ed approfondimento su quelle malattie visive riconosciute come la più importante causa di cecità nel mondo occidentale; colpiscono la retina, la parte più interna e delicata dell’occhio umano, un tessuto di natura nervosa che, come il cervello, una volta compromesso non è più in grado di rigenerarsi.
Presenti all’appuntamento, oltre a clinici e studiosi, il dott. La Valle, Direttore sanitario Asl To4, il dott. Giuseppe De Maria, del Centro di Riabilitazione Visiva eporediese, e a fare gli onori di casa il vice Sindaco di Agliè, Alberto Rostagno, che nel ringraziare il Presidente dell’APRI Marco Bongi per aver voluto portare in Canavese un convegno di notevole importanza scientifica con relatori prestigiosi provenienti dal Piemonte e dalla Liguria, ha rivolto un plauso all’Asl To4 che ha saputo creare un percorso riabilitativo non comune a tutti, mostrando attenzione e sensibilità. Lo sguardo, dunque, alle recenti notizie di cronaca secondo cui malati affetti da maculopatia senile non potranno più essere curati in Piemonte così come avvenuto fino ad ora. Il vecchio farmaco (Bevacizumab), fino ad ora utilizzato con successo, infatti, non lo potrà più essere, perché sostituito da uno molto più caro (Ranibizumav), con un costo che passa da circa 20  a 1000 euro a iniezione.  Una molecola che, seppur efficace, non potrà dunque  più essere utilizzata perché l’Aifa ne ha cancellato la rimborsabilità. Un aumento che rappresenta per la Sanità Pubblica, una spesa troppo alta. Così come sottolineato nel corso del convegno le novità ci sono, i laboratori stanno lavorando e dai laboratori alla clinica il passo sta arrivando; il panorama terapeutico è in costante sviluppo ed il futuro è rappresentato dalla terapia genica, anche se non si conosce ancora tutto sulla patogenesi delle malattie retiniche. Nel corso del convegno sono state date informazioni su cosa è la degenarazione maculare (malattia che interessa la regione centrale della retina (macula) la cui forma più comune e quella legata all’età, la retinite pigmentosa (malattia degenerativa che colpisce le cellule ricettrici della retina, uccidendole lentamente, riducendo la capacità visiva fino a giungere in molti casi alla cecità), le sindromi associate oltre che esaminare possibili terapie. Importanza è stata rivolta, come nel caso della maculopatia, anche alla prevenzione. Da qui la necessità di uno stile di vita sano, di svolgere esercizi regolari che facilitino il metabolismo generale, di una dieta con pochi grassi e ricca di frutta e verdura. Attenzione all’obesità, all’esposizione alla luce solare e soprattutto attenzione al fumo. Si consigliano, dunque, dosaggi adeguati di antiossidanti nel tentativo di ridurre il rischio di malattia nell’occhio sano ed una progressione della stessa in quello malato. È stato sottolineato come nello studio delle retinopatie sia importante anche la sperimentazione animale, in particolare nel topo, che presenta un apparato visivo simile a quello dell’uomo. Efficace, ad esempio, il trattamento con Miriocina, sostanza estratta da un fungo, che ha dimostrato come la stessa sia in grado di ridurre la morte per apoptosi dei fotorecettori nel modello animale e quindi di mantenere una buona condizione di salute degli stessi. Interessante anche l’intervento circa le possibilità riabilitative dei soggetti ipovedenti, attraverso ausili che migliorano la capacità di usare meglio il proprio campo visivo danneggiato. Tanti gli argomenti trattati per un pubblico vasto e attento. «Siamo qui perché per non escludere, bisogna diffondere la conoscenza. Informazioni da trasmettere – ha detto il dr. De Maria – per far sentire più leggero chi è portatore di un problema.»
Karen Orfanelli

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