“Non Bruciamoci il Futuro” ha incontrato in Provincia i vari “attori” che ruotano intorno al cogeneratore

RIVAROLO – Lunedì scorso, 22 ottobre, si è svolta in Provincia, su iniziativa della Commissione Straordinaria del Comune di Rivarolo Canavese, un incontro al quale hanno partecipato, oltre ai membri del Comitato “Non Bruciamoci il Futuro”, diversi funzionari della Provincia (alcuni di essi già presente in sede di conferenza dei servizi nel 2005), l’Arpa Piemonte, l’Amministratore Delegato Società Sipea srl, titolare dell’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto di Rivarolo;Società Sipea srl, titolare dell’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto di Rivarolo, per Asa, Emidio Filipponi e il Presidente della Commissione Straordinaria Massimo Marchesiello con alcuni funzionari comunali.
«Nell’incontro – spiega Gianni Fragale, portavoce del Comitato – è stato presentato uno studio del 2009 di impatto ambientale (polveri PM10 e ossidi di azoto NOx) che si ipotizza possa presentarsi nell’area Canavesana a conseguenza dell’esercizio degli impianti autorizzati di Rivarolo, Cuorgné e Torre Canavese. In questa simulazione teorica non sono stati presi in considerazione gli impianti di Lombardore e Caluso poiché autorizzati in epoca successiva, non rientra nello studio neppure Castellamonte in quanto tale impianto è previsto venga sostituito dall’entrata in funzione di quello di Torre Canavese. Dallo studio emerge la previsione che il contributo di queste nuove emissioni, rispetto alla situazione precedente, non sarà rilevante. Dal rappresentante dell’ Asa spa, è stato chiarito che al momento l’impianto di Rivarolo non può considerarsi “cogenerativo” poiché si è in mancanza di accordi con Sipea srl che permettano l’immissione del calore alla rete di teleriscaldamento di Rivarolo, la cui proprietà è, a quanto ci risulta, di Asa e del Comune di Rivarolo. In mancanza di tali accordi risulterebbe che l’impianto – continua Fragale – è autorizzato alla sola produzione elettrica, tale circostanza è stata contestata del Comitato perché l’autorizzazione n.18-43641/2006 faceva esplicito riferimento ad un impianto “cogenerativo”, ossia per produzione di elettricità unitamente al calore per il teleriscaldamento.»
Il Comitato ha contestato il fatto che, in assenza di recupero di calore per il teleriscaldamento, viene meno anche il concetto di pubblica utilità che risulta essere condizione fondante per la concessione.Lo scorso 10 ottobre l’Ufficio Tecnico di Rivarolo aveva effettuato un sopralluogo, durante il quale erano state riscontrate delle modifiche per quanto concerne la parte edilizia, rispetto al progetto che era stato presentato. Cinque giorni dopo, la Società Sipea, ha presentato in Provincia un nuovo progetto, contenente le suddette modifiche, progetto che al Comune di Rivarolo non è stato consegnato.
Il Comitato ha infine richiesto alla Provincia di sospendere le procedure in modo che si abbia il tempo necessario per esaminare tale progetto “definitivo” e di chiedere alla società i contratti di fornitura biomasse legnose provenienti dalla “filiera locale” come stabilito dal progetto presentato e prescritto dalla autorizzazione Provinciale n.18-43641/2006.
«Il Comitato “Non Bruciamoci il Futuro” ha inoltre invitato il Comune di Rivarolo, – conclude il portavoce – proprietario di una parte di rete TR per quanto di nostra conoscenza, a prender atto e farsi carico del fatto che mancano i presupposti per la gestione del calore con la Società Sipea srl. di Rivarolo Canavese, e ci riserviamo di esaminare il progetto modificato non appena ne avrà copia e di formulare proposte specifiche.»
«Noi siamo disponibili all’ascolto delle varie perplessità avanzate dal Comitato – afferma il Presidente della Commissione Straordinaria, Massimo Marchesiello – e a fungere come collegamento con la Provincia e i titolari della Sipea, dai quali abbiamo riscontrato grande disponibilità al dialogo. Dal sopralluogo sono emerse delle difformità esclusivamente a livello burocratico. Di certo faremo quanto è di nostra competenza per verificare che effettivamente vengano bruciate soltanto biomasse legnose e null’altro di pericoloso per la salute.»
Il Comitato “Non Bruciamoci il Futuro” ha intanto raccolto le prime mille firme, che consegnerà, nei prossimi giorni, al Comune.

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