“Schegge dalla vita”, la storia di Anna Paradiso

TORINO – La storia di Anna è la storia della vita. Una vita certo non uguale per tutti, ma che a tutti dispensa gioie ed ansie, affetti e dolori, senza dimenticare i sogni. È la vita quotidiana di tutti i giorni, capace di essere più conciliante con alcuni, meno con altri, ma che vale la pena di vivere. “Schegge dalla vita”, il titolo del romanzo che Anna D. Heaven ha voluto dedicare a sua sorella e a suo fratello, racchiude davvero pezzi di quel percorso, che vede ciascuno di noi protagonista su questa terra, invitandolo a non lasciarsi andare mai. La scrittura è semplice per una protagonista, Concetta, moglie e madre, che riesce tutto ad un tratto, a realizzare il suo sogno. Una storia autobiografica? Forse. Anna è una donna dolce ed estroversa; oggi ha 60 anni, ma come lei stessa racconta, tornando indietro a quando era ragazzina, «sempre schiacciata dagli altri.» Diplomata in dattilografia e stenografia, ha vissuto i problemi del lavoro, con la chiusura della grande azienda dove era assunta, la ricerca di un nuovo posto che potesse offrire sicurezza economica, la risposta ad alcune inserzioni sui giornali, le chiamate, i colloqui, le selezioni del personale. Ricorda, come se fosse oggi, la domenica in cui venne chiamata da una multinazionale giapponese che realizzava apparecchiature elettroniche per il catasto. Pensava si trattasse di uno scherzo, perché era un giorno di festa, ma lo scherzo si tradusse in realtà e come per incanto venne scelta dal direttore commerciale. Era l’89. Anna era appena una ragazzina. In breve riuscì ad acquistare la fiducia del suo “capo”. Giunse il periodo delle trasferte in Italia ed all’estero, e questo, ha continuato Anna, «iniziò a crearmi qualche problema in famiglia. Ma riuscii ad integrare perfettamente il mio ruolo in casa con quello lavorativo.» Arrivò il giorno in cui la grande multinazionale si trasferì a Milano, senza licenziare. «Il mio capo decise di andare a vivere in Nuova Zelanda.» Da qui il desiderio di Anna di riuscire un giorno ad avverare il suo grande sogno: quello di intraprendere un grande viaggio per poter rivedere quello che per lei era diventato un grande amico. I mesi successivi al trasferimento, infatti, trascorsero, con grande difficoltà. Problemi di salute la portarono ad abbandonare il posto lavorativo e dopo un periodo d’ospedale la decisione di pensare un po’ più a se stessa ed alla sua famiglia, dedicandosi anche al volontariato; fino a quando, il 14 febbraio 2006, si realizzò il sogno: il viaggio in Nuova Zelanda «Dieci giorni bellissimi, da cui è nato il libro.»
«Il piacere del viaggio in sè – racconta l’autrice – è dettato dalla curiosità del sapere. Partendo da sola è diventato un viaggio alla scoperta del mio “Io”. La partenza è stata la scoperta della nuova autonomia che all’inizio prende la forma della solitudine. Sono riaffiorati ricordi nascosti, ricordi che richiedono tempo per essere dimenticati, ma la compagnia del mio mare, che adoro perché carpisce e capisce la mia solitudine li ha riportati a galla. Quello che ho scritto sono schegge di un forte vissuto della protagonista rimesse al proprio posto, come un puzzle. Dedico questo libro alla vita di tutti noi donata da Dio. Il mio messaggio è per tutti coloro che sapranno cogliere tra le righe, quella sottile voglia di “Credo e di Fede” che esiste in noi, spesso messa violentemente in disparte, accanto alla volontà di saper trasmettere energia e positività, anche di fronte alle tante difficoltà che ogni giorno ostacolano il nostro cammino.»
La vera forza che muove l’intera vicenda è proprio quel voler trasmettere un grande messaggio di amore e di speranza e l’invito è quello di non lasciar inaridire l’anima, non correre dietro ad un materialismo effimero che non lascia dentro alcuna traccia, ma a guardare in fondo al nostro cuore, ad ascoltarne in silenzio. L’autrice oggi lavora a Torino. Il romanzo è fonte di ricordi e al tempo stesso di energia, in una persona con il fisico minato da una grave malattia invalidante, ma che non si arrende. Anna ama il teatro che è diventato una parte viva del suo essere donna. «Il Teatro è la parte gioiosa della mia vita. Ho iniziato a fare teatro amatoriale in piemontese con l’Unitrè di Torino; a Settimo Torinese ho conosciuto l’attrice settimese Mariella Fabbris, e sono entrata a far parte della Compagnia Teatrale “Salute Donne”, che sta portando in giro uno spettacolo che porta lo stesso nome. Siamo stati all’Astra di Torino e nostra intenzione è di fare tappa ad Ivrea, Moncalieri, San Mauro; ed in programma anche il Teatro Carignano di Torino, Roma e Napoli.»
Ma nelle parole di Anna c’è la gratitudine verso chi ha creduto nel libro, verso gli amici, verso gli affetti, e scrive: «Voglio rimanere vicino a coloro che amo, anche se fossero ai quattro angoli del pianeta.»
I proventi del libro saranno devoluti all’Associazione “Uscire dal silenzio”. 

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