Serata con Davide Mattiello; inaugurato lo scaffale della legalità in biblioteca

RIVAROLO – Sala Consiliare gremita ieri sera a Rivarolo, per l’appuntamento organizzato dalla Biblioteca “Besso Marcheis” in collaborazione con il presidio Libera “Luigi Ioculano” di Cuorgnè.
Relatore della serata Davide Mattiello con il suo libro “La mossa del riccio”: «Voglio pensare – ha introdotto Mattiello – che siamo qui non per il mio libro, ma per il risveglio civile che evidentemente caratterizza questa città e che è il sintomo che qualcosa si sta muovendo. Questo bisogno di riempire la sal dalla cittadinanza fatta di individui consapevoli che sanno riorganizzarsi, riprendersi per mano e riprendere il cammino.»
Davide Mattiello è fondatore dell’Associazione Acmos, referente per Libera (Piemonte e referente territoriale in ambito nazionale), nonché dal 2010 Presidente della Fondazione Benvenuti in Italia, forma di rappresentanza politica nazionale.
«Ho lasciato Acmos, Libera Piemonte e Libera Italia – ha spiegato Mattiello – per metterle al sicuro e impegnarmi in Benvenuti in Italia, fondazione con personalità giuridica, autofinanziata. Ispirata dallo studio e dall’incontro di alcuni gruppi americani, si pone l’obiettivo di creare interesse intorno a progetti e idee sviluppati da un pensatoio, per poi procedere all’azione di persuasione sull’opinione pubblica e di pressione sui decisori.»
Mattiello ha spiegato il titolo del libro, “La Mossa del Riccio”, volume che vuole essere una riflessione indirizzata a chi vuole darsi da fare; nel volume si ripercorrono le storie e gli insegnamenti di Danilo Dolci, Gandhi, Norberto Bobbio, Wu Ming e altri. Storie che Mattiello ricollega ad esperienze personali.
«La mossa del riccio, perché il riccio? Animale utilizzato da Shopenauer per parlare degli esseri umani. Mutualità, solidarietà, corresponsione, sobrietà nelle relazioni, stare vicini ma nella giusta misura: questo è il significato per me.»
Durante la serata, Davide Mattiello ha ricordato vari episodi e personaggi sottolineando che la Costituzione è strumento di democrazia, ed è quanto dobbiamo seguire. Ha rimarcato le caratteristiche mafiose: «L’arroganza. La mafia è la risposta sbagliata al bisogno reale di organizzazione sociale. Il termine “cosca” in siciliano, significa carciofo. E se rifletti sulla forma del carciofo, capisci: dentro c’è il cuore avvolto da strati che divengono sempre più duri e acuminati. Significa se stai dentro sei protetto. Se sei dentro non puoi uscire. Se sei fuori non puoi avvicinarti.» E ha ricordato Lea Garofalo, uccisa e sciolta nell’acido per aver voluto “uscire” dalla famiglia. «Sciolta nell’acido per toglierle anche il rispetto, per togliere ai suoi cari il gesto di estremo saluto.»
Si può sconfiggere la mafia? «Si può. La mafia verrà sconfitta quando l’avremo resa inutile. Quando lo Stato coprirà di diritto i bisogni che ora la mafia copre come favore.» E parlando di quelle che l’autore chiama “persone-pozzo” ha spiegato: «Sono coloro che ti permettono di andare in profondità, cancellando le vanità e la domanda “ma ne vale la pena?”. La sobrietà del pensiero è fondamentale: il punto non è quante cose sappiamo, ma per quali cose siamo pronti a compromettere la nostra vita.»
La serata si è conclusa in Biblioteca con l’inaugurazione dello Scaffale della Legalità.

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