Decreto sicurezza, in Piemonte 22 milioni di euro di costi maggiori e a rischio 350 posti di lavoro

TORINO – La Regione ha lanciato il grido d’allarme ai parlamentari piemontesi che si sono trovati in piazza Castello per l’incontro convocato dall’Assessore all’Immigrazione, Monica Cerutti, in accordo con il Presidente Sergio Chiamparino. Si temono le possibili conseguenze del Decreto sicurezza approvato dal governo, ora in discussione in Commissione parlamentare.
“Abbiamo voluto questo incontro – afferma il presidente Chiamparino – perché abbiamo raccolto le preoccupazioni dei circa 60 comuni del nostro territorio, oggi coinvolti in progetti di accoglienza diffusa, i cosiddetti Sprar. E riteniamo importante chiedere il contributo di tutti per modificare un atto che potrebbe avere effetti assai negativi”.
“Davanti allo smantellamento dell’attuale sistema di accoglienza, – afferma Cerutti – il rischio è che si possano perdere circa 350 posti di lavoro. Il Decreto ridimensionerà i progetti Sprar, gestiti dai Comuni, che oggi accolgono circa 1900 migranti, a favore dei Cas, i centri gestiti dalle prefetture che già oggi accolgono la maggioranza dei richiedenti asilo e rifugiati (11mila persone circa)”.
Il decreto rischia di costituire poi un aggravio per le casse comunali. L’Anci stima che a livello nazionale i costi potrebbero aggirarsi intorno ai 280 milioni di euro, di cui 22milioni solo in Piemonte. Soldi che le amministrazioni locali dovranno spendere per quei soggetti vulnerabili (malati psichici o con altre patologie) o famiglie con minori a carico, per offrire loro servizi sociali e sanitari.
Il terzo grande problema è quello legato alla sicurezza. Il decreto mira a ridurre il rilascio di permessi di carattere umanitario. Questi d’ora in poi saranno concessi solo in rare eccezioni. Ciò vuol dire che un importante numero di richiedenti asilo presto diventerà irregolare. L’assessorato regionale all’Immigrazione ha stimato che solo in Piemonte saranno circa 5mila i nuovi invisibili. Questo potrebbe determinare un utilizzo di queste persone nel lavoro nero o peggio potrebbero essere reclutati dalle organizzazioni criminali con un aumento del rischio per la sicurezza dei cittadini”.

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