Tutto negli ultimi 50 anni

L’emancipazione femminile ha una lunga storia ma i giovani forse non sanno che, nonostante il percorso fosse già iniziato dal 1861, anno dell’unificazione d’Italia, le donne hanno avuto il diritto di voto solo dopo la seconda guerra mondiale e fu ratificato nel decreto legislativo luogotenenziale del 2 luglio 1945 in cui si disponeva che le donne che avessero compiuto la maggiore età potessero votare. Nonostante questa grande conquista, la situazione delle donne rimaneva problematica. Giusto per darne l’idea, consideriamo che, per esempio, all’epoca esisteva ancora il ‘delitto d’onore’. L’onore, cioè, diventava una buona motivazione per avere pene ridotte nel caso si fosse ucciso qualcuno per salvaguardarlo.
Codice Penale, art. 587
“Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella”.
Insomma, in nome dell’onore si poteva comprendere lo stato d’ira da cui scaturiva un omicidio, anche se, quest’ultimo, era da condannare. Intorno alla fine degli anni sessanta, la Corte Costituzionale dichiarò con due diverse sentenze l’incostituzionalità di tale articolo di legge ma occorrerà aspettare ancora molti anni per vederla definitivamente abrogata. Il referendum sul divorzio del 1974, la riforma del diritto di famiglia del 1975, il referendum sull’aborto del 1978 crearono i presupposti affinché, finalmente, nel 1981, con l’approvazione di una nuova legge, le disposizioni sul delitto d’onore venissero cancellate per sempre. Ancora oggi l’iter per l’approvazione di leggi è lungo e tortuoso e, nel frattempo, violenti carnefici la fanno franca e vittime innocenti rimangono senza tutela. La dimostrazione possiamo averla se prendiamo in visione il cammino lento e difficile della Convenzione del Consiglio d’Europa, siglata ad Istanbul nel maggio del 2011, con l’intento di prevenire e contrastare la violenza contro le donne in qualsiasi forma si manifesti. Questa convenzione pur essendo nata due anni fa è stata ratificata dal Parlamento italiano nello scorso mese di giugno. L’Italia è il quinto stato che l’ha fatta propria ma, per vederla operativa, occorrerà che almeno dieci Stati, otto dei quali componenti del Consiglio d’Europa, la ratifichino… e, intanto, le donne continuano a morire.
N.V.

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