“Fiori per l’Assunta”: una festa eliminata

IVREA – «Non ho mai visto a Ferragosto, tanta gente riunita in Cattedrale.» L’emozione si percepiva nelle parole dell’allora Vescovo di Ivrea Monsignor Arrigo Miglio quando nel 2011 sollecitò l’idea di creare in città una festa in onore della Vergine Maria. Fu lui stesso ad esprimere ad Elvio Gambone, Presidente dell’Associazione Eporedia 2004, la volontà di organizzare un momento di incontro capace di riunire a sè il maggior numero di persone in un appuntamento popolare e religioso insieme, che fosse motivo di aggregazione per chi a Ferragosto restava tra le mura di casa. Ed è prendendo spunto dalla tradizione dell’Infiorata che è nata “Fiori per l’Assunta”, una manifestazione dal riscontro positivo e destinata a crescere negli anni, almeno così si pensava. Ispirata a quella della Virgen de los Desamparados di Valencia (la Vergine degli Abbandonati), la statua realizzata di fronte al Duomo, dalle dimensioni imponenti, ha saputo stupire i tanti “pellegrini” saliti sul sagrato della Cattedrale, fermi ad osservare la “vestizione” floreale. C’era stupore nei loro occhi; a colpire le dimensioni dell’intera struttura, avvolta da 70mila sancarlini a comporne la veste ed il manto; poi quelle braccia aperte al mondo e quel volto, lontano dai canoni dettati dalla Chiesa, che oggi fa discutere, tanto da spingere il nuovo Vescovo della Diocesi eporediese,  Monsignor Edoardo Cerrato, a sopprimere la manifestazione. Di fatto è stata l’opinione di «alcuni laici e di autorevoli sacerdoti», come si legge in una lettera di chiarimento da parte dello stesso comparsa sul Risveglio, a prendere il sopravvento, e a decretare che «il volto non è idoneo a rappresentare la Santissima Vergine quale la pietà cristiana, anche popolare, è disposta a venerare in una immagine della madre di Dio.» Certo  l’ovale non è perfetto, la carnagione non è color di pesca, i tratti somatici arrivano da oltre il confine di un occidente a noi vicino, senza pensare che è là, in Terra Santa, a cui dobbiamo guardare. Anche lo sguardo sembra essere diverso da quello che l’immaginario collettivo è abituato a percepire. Quel volto che oggi non piace è però capace di parlare ad un “Universo infinito”, un Universo che ha bisogno di sentirsi amato, come una madre ama e stringe con dolcezza i propri figli. Lo fa però immedesimandosi nella realtà della vita che è una vita difficile,  invitando a riflettere sui dolori, le paure, le ingiustizie, i patimenti. Ecco, allora, che in quel volto dai lineamenti marcati, si intravede l’immagine della sofferenza vera, quella di una donna che ha visto morire sulla croce il proprio figlio. E se provassimo ora a chiudere gli occhi, senza rifarci alla sacralità di un’immagine a noi vicina, e a provare ad immaginarne il volto, ciascuno di noi lo vedrà in modo diverso. Per alcuni sarà perfetto, rassicurante e dolce così come siamo abituati a conoscere la figura di Maria; altri non lo immagineranno affatto, per altri sarà espressione di dolore, di pianto, di stanchezza, ma al tempo stesso di amore, di condivisione, di fratellanza, di unione così come ha voluto essere l’Assunta del Ferragosto eporediese: lo ha fatto con il volto, con le braccia, con lo sguardo, anche con il linguaggio dei fiori.
«Il linguaggio dei fiori è un linguaggio semplice – disse Monsignor Miglio nella sua omelia – Un gesto umile che ha riunito a sè il lavoro di tutti.» Tante infatti le persone che ininterrottamente si sono prestate per offrire alla città un momento di festa, capace di aggregare intere generazioni di fronte a quella Cattedrale dedicata proprio a Santa Maria Assunta; tanti i volontari per dare vita ad una struttura, supportata da tredici mila viti, che su e giù per l’impalcatura hanno composto l’intera opera, dai piedi fino alla testa interamente scolpita a mano, alta circa quattro metri, dalle spalle al termine della corone, il cui velo riprende le fattezze di un raffinato tessuto damascato, attraverso appunto il “linguaggio simbolico dei fiori”. Ancora Monsignor Miglio: «Si può essere umili non dimenticando che siamo creature a cui la vita è stata donata e non  una conquista; si può essere umili riconoscendoci bisognosi di salvezza e avendo l’umiltà di tendere la mano e lasciarci guidare da quella del Salvatore; oppure si può essere umili lavorando insieme e per il bene comune al di là di divisioni e ideologie, cercando di capire ciò che ci porta avanti e cosa indietro…» I “Fiori per l’Assunta” sono stati un assaggio, un primo passo, verso quella volontà di fare qualcosa per gli altri, per stare insieme, per sentirsi vicino. A parlare a ciascuno di noi non è un volto, ma un cuore, anzi tanti cuori, quelli di chi giorno e notte hanno lavorato per regalare un attimo di spensieratezza a chi si sentiva solo in un giorno di festa. L’invito  di Monsignor Miglio era stato quello di accogliere il linguaggio di umiltà che è il linguaggio di Maria, di costruire insieme passo dopo passo un mondo più a misura d’uomo, donando quel fiore dell’umiltà  frutto del lavoro di chi ha voluto avviare questo percorso di unione per un momento liturgico affiancato ad un momento di gioia popolare. Un momento non per pochi eletti, tra laici e autorevoli sacerdoti, ma un momento per tutti.
Karen Orfanelli

Il pensiero di Mons. Cerrato
Ritengo doverose, per chiarezza e per amore di verità, alcune precisazioni:
1. Ho incontrato alcuni mesi fa gli organizzatori della manifestazione ed ho fatto presente che, insieme a tanti giudizi positivi ascoltati (sono ad Ivrea soltanto dall’ottobre scorso, e non ho potuto quindi partecipare neppure alla seconda edizione), ne ho sentiti non pochi – di laici e di autorevoli sacerdoti – che mi hanno fatto presente come il volto, posto a capo della struttura che accoglie i fiori forniti dalla stessa associazione organizzatrice, non è idoneo a rappresentare la Santissima Vergine quale la pietà cristiana, anche popolare, è disposta a venerare in una immagine della Madre di Dio.
Mi è stato detto dagli organizzatori che questo è ciò che l’artista ha realizzato e che tale doveva rimanere. Ho suggerito che, pur nel rispetto dell’opera artistica, qualche modifica poteva essere apportata, come è accaduto recentemente al monumento eretto in Roma al beato Giovanni Paolo II che, ritenuto inaccettabile da molti, dall’artista stesso è stato modificato per rispettare quel desiderio. E si trattava, comunque, in quel caso, di un monumento civile; qui si tratta di un’immagine sacra verso la quale esprimere l’omaggio della devozione dei credenti.
Di fronte al più risoluto rifiuto, ho proposto, allora, di sostituire a quel manufatto artistico una immagine della Vergine – di adeguate proporzioni – da porre in capo alla struttura; ed io stesso l’avrei offerta.
La proposta è stata risolutamente respinta.
Ho chiesto, a quel punto, agli organizzatori di darmi il tempo di ascoltare ancora pareri e valutazioni, al seguito delle quali avrei sciolto la riserva. Fatta una nuova indagine, nella quale è emerso – sorvolando, pro bono pacis, sulle perplessità dovute all’immagine – anche il suggerimento di effettuare la manifestazione non ogni anno, ma ogni due o tre, ho comunicato agli organizzatori la decisione.
2. Quanto alla insufficienza di personale nella settimana centrale di agosto – portata a motivazione della decisione di non effettuare ogni anno la manifestazione – non ho mai parlato di “Cattedrale”, ma di personale addetto al Vescovado: due edifici notoriamente diversi. Nei giorni precedenti alla manifestazione – così mi è stato riferito – il deposito di una notevolissima quantità di fiori che devono essere innaffiati da autobotti per essere mantenuti freschi, e la frequente presenza di persone che si recano in Vescovado per le operazioni, esigono personale alla porta dello storico edificio che non può essere, ovviamente, lasciato incustodito.
3. Approfitto della occasione per rilevare che il mio personale affetto alla Vergine Santissima e la mia venerazione filiale alle sue immagini ed ai suoi santuari presenti in diocesi, non ha bisogno di essere sottolineato, avendolo espresso persino con il mio stemma episcopale, in capo al quale la Santa Madre di Dio è posta. Sono certo che per i credenti eporediesi la mancata “infiorata” non sarà motivo di un diminuito omaggio alla Vergine Assunta, a cui la Cattedrale è dedicata e che da tanti secoli è venerata, molto prima che da due anni a questa parte. Le celebrazioni religiose che in Cattedrale si svolgeranno nel giorno di Ferragosto, come pure il tradizionale pellegrinaggio diocesano al santuario di Oropa (quest’anno fissato per il 10 agosto) forniranno ampia occasione di manifestare alla Vergine-Madre del Signore e Madre nostra amatissima l’affetto e la venerazione con la preghiera ed anche – per chi lo desidera – con l’offerta spontanea di fiori. Io stesso procurerò di portargliene, a nome della intera Diocesi, mentre a Lei tornerò ad affidare il mio ministero episcopale e l’opera – che a tutti incombe – della “Nuova evangelizzazione”.
Mons E. Cerrato

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