“La politica è morta, l’industria pure!”

Beppe Grillo a tutto campo; Maurizio Pallante parla di rifiuti, energia ed economia

 Ma servono i comitati: «Certe cose si bloccano solo con la mobilitazione: la Valsusa e Vicenza insegnano: per fermarli dovete scendere in piazza, rendere concreto questo dissenso»

«La politica è marcia e morta.»
Pochi minuti prima di cominciare l’incontro Beppe Grillo improvvisa una conferenza stampa in cui riassume il senso del suo lavoro negli ultimi anni.
«Se devo venire io da Genova per parlare di Mediapolis, se devo intervenire alla assemblea degli azionisti della Telecom, se il lavoro del Ministro degli Esteri lo fa Gino Strada, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. I politici sono scomparsi, in Parlamento non c’è più nessuno. La politica è scomparsa.»
È solamente l’inizio, perché nel corso dell’incontro concetti come questi verranno più volte portati e conditi di esempi e di battute. Battute che fanno ridere e che non tolgono nulla a quanto proposto in maniera seria.
La necessità dei cittadini di partecipare alle scelte. È questo il concetto rivoluzionario che porta Beppe Grillo  a parlare in giro per l’Italia a creare il blog su internet, www.beppegrillo.it, visitato da migliaia di persone al giorno.
A chi gli chiede di parlar dei comitati che in Italia si creano per contestare questa o quell’altra opera, Grillo risponde che sono il frutto dello scollamento tra la politica ed i cittadini. Frutto di una politica fatta da persone, di settantanni che progettano il futuro e non lo vedranno mai; un futuro fatto di cemento, velocità, infrastrutture, parcheggi nei centri cittadini, bretelle; fatto anche del business dell’energia.
Ma servono i comitati: «Certe cose si bloccano solo con la mobilitazione: la Valsusa e Vicenza insegnano: per fermarli dovete scendere in piazza, rendere concreto questo dissenso».

 Pallante ha parlato della ‘decrescita felice’: bisogna fare decrescere l’economia

Dai politici all’industria il passo è breve. L’attacco è evidente e senza mezzi termini.
Anche l’industria è finita, non ci sono più gli industriali. Nel corso dell’incontro Grillo ricorda Adriano Olivetti.
«La ricchezza della Olivetti ricadeva su tutta la comunità; la Olivetti era avanti su tutti gli altri in tecnologia. Ma ora cosa rimane?»
Si parla dunque di Mediapolis. Lancia il tema Nevio Perna di Legambiente che ricorda l’equazione sulla quale si basa il progetto: gli italiani spendono per divertirsi, il territorio del Canavese è in crisi, dunque realizziamo in Canavese il parco di divertimenti di  Mediapolis: 650mila metri quadrati di struttura, con 36mila metri quadrati di aree commerciali nette, 90mila di parco all’aperto, 15mila di parco interno, 122mila metri quadrati di parcheggi, una previsione di 10/12 milioni di visitatori e un investimento di 170 milioni di euro.
Le valutazioni di Grillo sono chiare. «Ci dicano chi c’è dietro Mediapolis: una finanziaria lussemburghese ha l’80% della società, il 9% una holding olandese ed il resto  l’Olivetti di Tronchetti Provera.» Grillo chiede una società chiara, fatta di persone riconoscibili: una società italiana, con sede in Italia, trasparente.
Non solo Mediapolis, ma anche inceneritore ed energia.
Maurizio Pallante, Consigliere del Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, propone il quadro nel quale viviamo: bisogna lavorare per migliorare il mondo che è stato sfasciato negli ultimi 50 anni; senza dimenticare che ci si è tutti impegnati a diminuire del 60% le emissioni di CO2 entro il 2050.
«Ma se questo significa costruire degli inceneritori stiamo sbagliando strada.»
Esistono delle soluzioni alternative? «Sì – secondo Pallante – ma ci vuole un atteggiamento mentale diverso.»
E parla della ‘decrescita felice’, di cui riferiamo a parte, ma che può essere sintetizzato bene nel concetto negativo di incenerire per consumare e buttare più in fretta le cose e nell’atteggiamento positivo di fare decrescere l’economia.
Due poi i concetti basilari sull’inceneritore: il primo che incenerire non significa eliminare le discariche, perché è comunque necessario stoccare le ceneri pericolose, ed il secondo è che per una raccolta differenziata corretta occorre che nulla vada sprecato e che ognuno paghi per ciò che non riesce a differenziare.
Ma l’energia è la passione di Grillo da molti anni a questa parte «da quando mi cuocevo il carciofo coltivato nel mio orto utilizzando l’idrogeno.»
Grillo è spaventato dal fatto che ora tutti parlano di ambiente e di energia, ne parlano anche nelle scuole. Ma bisogna intendersi.
Porta l’esempio del contributo che dal 1992 paghiamo su ogni bolletta di fornitura elettrica. Il 7% a favore delle fonti di energia rinnovabile. «Questo era l’intento del legislatore che all’ultimo momento inserì anche la parola ‘assimilate’ accanto a ‘rinnovabili’. E così quel 7%, che avrebbe potuto costituire il punto di partenza per il fotovoltaico, il solare, l’eolico, è stato invece messo a disposizione dei petrolieri e degli ‘inceneritoristi’, che grazie a quei contributi hanno fatto e fanno le loro fortune.»
Il conto è presto fatto: circa 37miliardi di euro in 15 anni che se fossero stati spesi per la vera energia rinnovabile avrebbero fatto dell’Italia il paese al mondo all’avanguardia nel settore energetico.
E visto che parliamo di soldi nel corso di una raccolta fondi per sostenere l’attività di Legambiente e dei comitati su Mediapolis e inceneritore qualcuno è andato a battere cassa anche da Grillo. «Belin, sono genovese, non potete chiedermi questo.» Però un’offerta la fa e l’incontro finisce.

Mario Damasio

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