Ceramica ad Agliè: la semplicità di Tonino Negri

AGLIÈ – Quel che colpisce da subito è la semplicità delle opere, intesa come capacità di esprimere con naturalezza ed estrema gradevolezza artistica quanto il ceramista è stato in grado di plasmare con le proprie mani. Ma in quella parola “semplicità” che sembrerebbe voler sminuire il lavoro di Tonino Negri, è invece racchiusa la grandezza delle sue forme, terrecotte che nascondono, per poi trasmetterlo, un racconto. Alcune di esse trovano spazio nei suggestivi locali della Confraternita di Santa Marta, ad Agliè, dove ieri, venerdì 31 agosto, è stata inaugurata nell’ambito della mostra della Ceramica di Castellamonte, la personale dell’artista di Lodi, capace di trasformare vasi in personaggi, di dare forma e vita ai quattro elementi di cui si nutre la natura: la terra, il fuoco, l’aria, l’acqua. “Andavo malissimo a scuola – ha dichiarato sorridente l’artista –  perché non avevo voglia di studiare. Al contrario avevo un professore molto giovane, il grande pittore e regista Marcello Chiarenza, che seguivo nel suo studio e con cui ho iniziato la mia avventura e intrapreso un percorso artistico.” Come un tuffo nel passato, Tonino Negri racconta figure primordiali, “archetipo” è la parola chiave, dove i soggetti cambiano continuamente, ma ciò che rimane costante, dice: “è la poetica, il mistero, la loro sacralità.” Ecco allora che il gufo resta il re della notte, tempio della natura, quella natura che l’artista rispetta profondamente, con i suoi alberi, e quel suo essere superiore a noi. La poetica di terracotta di Tonino Negri nasce dal vaso, dalla cavità che si crea plasmando la materia e che diventa un microcosmo abitato dai sogni, dai racconti, dalle memorie, dalle esperienze universali ed archetipiche. La sua opera è anche il racconto della vita, della morte, della resurrezione: il viaggio dell’uomo, il seme che cade da una pianta, viene raccolto dall’acqua, e che depositato su una spiaggia, fertilizza e da esso nasce una pianta; così come l’uomo muore, e rinasce nella religione, come un viaggio nel cosmo. Ad accogliere il visitatore, un’acquasantiera a rispecchiare il luogo della mostra, ed emblema di cristianità sono anche le sue arche. Non c’è superfluo nelle suoi lavori, non ci sono fronzoli a coprire il nudo colore della terra, quello che l’artista offre è l’incantevole fascino dell’essenzialità.

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