I cittadini su Cogeneratore ed ecocentro: «A rischio salute e ambiente»

CASTELLAMONTE – Anche a Castellamonte si sta per costituire un Comitato spontaneo, formato da cittadini che, per ora, si stanno muovendo congiuntamente pur non essendo un sodalizio.
Castellamonte, annoverata nel Rapporto dei Comuni Rinnovabili 2012, curato dall’Ufficio Energia e Clima di Legambiente e redatto nel marzo 2012, tra i comuni “verdi” italiani che utilizzano le fonti rinnovabili per il teleriscaldamento. Ma in realtà tanto “verde” non è.
La centrale a biomasse legnose di Asa, situata in strada del Ghiaro, che fornisce il calore alla rete di teleriscaldamento, non è poi così ecologica, tanto che la Provincia, lo scorso giugno, ha emesso un provvedimento di diffida per le emissioni in atmosfera. La centrale è stata autorizzata dalla Provincia nel 2002, per due caldaie alimentate a cippato e due a metano. Sul finire del 2004 (anno in cui la centrale è stata autorizzata per il trattamento e il recupero di oli esausti), la Provincia aveva evidenziato la necessità di effettuare autocontrolli periodici, necessità rammentata nuovamente nei primi mesi del 2008. Il gruppo di cittadini residenti in zona, ha fatto analizzare dall’Arpa una polverina nera che veniva a depositarsi costantemente su balconi e terrazze. In seguito a diversi controlli dell’Arpa, è emerso che le prescrizioni della Provincia non erano state ottemperate, che l’impianto aveva continuato ad esercitare nonostante il “depolveratore elettrostatico” fosse in avaria da dicembre 2011 e il Sistema di Monitoraggio delle Emissioni avesse rilevato numerosi superamenti dei valori limite di emissione. Infine che era funzionante soltanto una delle due caldaie a cippato (da quanto rilevato dall’Arpa, l’altra risulta essere permanentemente ferma perché guasta), la quale lavorava al 60% circa delle proprie potenzialità, corrispondente al 30% circa della potenza termica complessiva dell’impianto. Nella diffida emessa, la Provincia di Torino intima l’impresa a, ripristinare, entro 30 giorni, il “depolveratore elettrostatico”, il generatore fermo, di provvedere agli autocontrolli delle emissioni (trasmettendone il risultato anche all’Arpa) e di comunicare con almeno 15 giorni di anticipo la data del riavvio del generatore guasto. Un provvedimento che, quindi, non contiene sanzioni e arriva, oltretutto, con qualche anno di ritardo. Attualmente la centrale è messa in funzione con le sole due caldaie a metano, come si evince da quanto autorizzato dalla Provincia lo scorso ottobre, su richiesta effettuata, in vista del periodo invernale, dall’Amministrazione Straordinaria di Asa.
Ma ad inquinare non sono soltanto le emissioni in atmosfera del cogeneratore: l’ecocentro situato in strada del Ghiaro, periodicamente potrebbe essere confuso con “Vespia”. La situazione è stata sollevata, fin dallo scorso anno, ancora una volta dai residenti della zona, che hanno presentato diversi esposti in Procura e alle autorità competenti, provvisti di tutta la documentazione comprovante il caso.
Vetro, plastica, lattine, carta…tutto ciò che dovrebbe essere “differenziato” e non, viene ammassato in container (e talvolta a terra) in quello che dovrebbe essere l’ecocentro.
«Siamo stufi – tuonano i residenti – non se ne può più tra cattivi odori e rumore notturno. Ovunque le sedi operative delle aziende che si occupano di rifiuti si trovano lontano dai centri abitati. Perché insediare Asa proprio qui? Le nostre case sono state costruite molto prima. Era stata fatta passare come un’operazione atta a recuperare un’area dismessa, per il bene dell’ambiente. Assurdo. Siamo stufi di mettere in gioco la nostra salute. Tutti vedono e nessuno che se ne occupa. La situazione – denunciano – è andata degenerando dalla fine del 2010; ci chiediamo come i dipendenti possano lavorare in tali condizioni.»

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