“Anduma che ven neuit”: l’ultimo saluto a don Mario Pastore

FELETTO – Tanti i parroci e con loro un’intera comunità riunita nel silenzio e nel dolore, per dire “grazie” a don Mario Pastore nel giorno del suo funerale. Parole bellissime a ricordare chi, per 55 anni, ha guidato la chiesa parrocchiale di Feletto, ininterrottamente, fino al 10 febbraio 2010, giorno in cui si ritirò, per raggiungere la Casa del Clero di Ivrea. Emozione e lacrime nel cuore di ciascuno dei presenti, perché don Mario ha saputo accompagnarli nei momenti di gioia e di tristezza, con l’amore verso Dio e verso il prossimo. «Penso che la presenza di ognuno di noi si unisca al grazie che don Mario Pastore ha innalzato al Signore per tutto ciò che il Signore ha fatto nella sua vita: un grazie di riconoscenza e riconoscimento. Riconoscere cioè l’amore di Dio così come ha saputo fare don Mario, nel testamento spirituale che ci ha lasciato. Ed è sull’onda di questo grazie che sento di dover ringraziare tutti coloro che gli sono stati vicino, che lo hanno amato, e seguito anche negli ultimi momenti della sua vita terrena. Questo grazie è il senso profondo della nostra presenza qui» ha commentato il Vescovo di Ivrea, Monsignor Aldo Cerrato. Un testamento che inizia con le parole semplici di una persona umile. È datato 5 maggio 2010, e riporta scritto: “Da leggersi se il Vescovo lo riterrà opportuno in occasione del mio funerale” e così è stato. “Carissimi, ho concluso il mio soggiorno terreno e mi affido alla misericordia di Dio Padre – scrisse don Mario – e nel congedarmi tanti sono i sentimenti…”
Un profondo grazie lo ha rivolto a Dio per la vocazione sacerdotale che gli donato; un ricordo di amore e riconoscenza lo ha rivolto ai suoi genitori e familiari; ai suoi Vescovi, Monsignor Filipello, Rostagno, Mensa, Bettazzi, Miglio; alla sua Feletto in cui, ha scritto, “sono entrato come uno sposo, come un padre, come nella mia famiglia”, ma vivo resta il ricordo del suo cammino sacerdotale: “Prete per molti anni con un Ministero in vari tempi: durante la guerra, il dopoguerra, il Concilio Ecumenico II, i problemi economici e sociali”, e ancora il suo cammino a San Giusto, a San Grato di Ivrea, i 5 anni in Seminario, per poi fermarsi nel paese che ha saputo accoglierlo per tanti anni. “Quanti battesimi, quante comunioni, quanti matrimoni – ha scritto don Mario  – Sacramenti che sono la base per una continua perseveranza. Oltre un migliaio i cristiani che ho accompagnato al cimitero, ma il saluto di commiato non può che essere uno: arrivederci. Mi auguro che tutti voi ci pensiate e vi prepariate a questo ultimo traguardo con la bontà della vita cristiana.”
Sulla bara il suo breviario e nelle parole di don Salvarani il ricordo di una persona che ha amato intensamente il Signore con una fede forte e chiara, generosa e continua. Innamorato delle Missioni, ha amato la chiesa universale, nazionale, diocesana; ha amato la sua parrocchia, la vita, la natura, le montagne che vedeva dalla sua piccola borgata di Silva, frazione di San Martino Canavese. «Grazie don Mario che hai avuto fiducia in me – ha concluso don Salvarani – e per l’esempio che mi hai dato, grazie di cuore.»
Ed è in una Chiesa gremita di gente che si sono susseguiti i ricordi: la commozione del Sindaco di Feletto Audo Giannotti: «Ciascuno di noi nel ricordare don Mario racconterebbe una storia diversa – ha detto – Io lo ricordo negli anni ’70 quando si andava all’oratorio. Era duro, inflessibile, severo, ma proprio quella severità  nel corso degli anni ha saputo insegnarmi qualcosa. Grazie don Mario. Ben tornato a casa.» Per ciascuno dei presenti, dunque, una storia diversa, un momento intimo e unico, che ieri lunedì 5 agosto, ha visto riunire il paese in un momento comune, davanti a quel breviario “consumato” dalla lettura. Tante le parole di commiato e di ringraziamento da parte di chi ha voluto salutarlo. È stato ricordato il suo amore verso i giovani che ha visto nascere e aiutato a crescere; il suo saper ascoltare in silenzio e poi il suo saper camminare con la gente e in mezzo alla gente. «Don Mario ci ha insegnato che il cuore di una comunità deve essere aperto al mondo – ha concluso Monsignor De Bernardi, Vescovo di Pinerolo e nativo di Feletto – Papa Francesco ha detto che il prete deve saper camminare davanti al gregge, in mezzo al gregge e dietro al gregge per aiutare chi è ritroso a percorrere questo cammino, e questo don Mario lo ha fatto. Quanto gli è costato nel 2010 staccarsi da Feletto e quanto vogliamo contraccambiare questo suo grande affetto. Grazie prevosto per questo lungo e indimenticabile servizio alla comunità parrocchiale.»
Ma resta ancora da ricordare quella frase che don Mario spesso amava dire: “Anduma che ven neuit” – Andiamo che viene notte” a voler dire: andiamo che ci sono ancora tante cose belle da vedere: la gioia cioè per quella vita, che è solo un traguardo terreno e che non smette di vivere.
Karen Orfanelli 

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