Furti di rame: la Polizia prosegue con l’operazione “Oro Rosso”

Furti di rame la Polizia prosegue con l'operazione Oro RossoTORINO – Nell’ottica della prevenzione e contrasto dei reati connessi al furto ed alla successiva commercializzazione del rame in uso in ambito ferroviario, la Polizia Ferroviaria del Compartimento del Piemonte e Valle d’Aosta ha proseguito lo scorso 13 marzo una serie di controlli straordinari, denominati “Operazione Oro Rosso”. Le operazioni, che si svolgono contemporaneamente in tutta la penisola hanno interessato numerose località piemontesi e valdostane.
La tipologia del reato comporta un costo altissimo per la collettività; infatti, i costi di ripristino e messa in sicurezza degli impianti violati sono il più delle vote superiori al valore commerciale del metallo; inoltre deve essere considerato che il danno provocato dai ritardi accumulati dai convogli in seguito al mancato funzionamento degli impianti, ritardi che si traducono in ore sottratte al lavoro dei pendolari, studenti ed in generale agli utenti del servizio pubblico.
La giornata dedicata al contrasto del fenomeno ha visto un controllo capillare con ispezioni in 24 depositi di rottami, 5 su linee ferroviarie ed 8 su strada, dove è stato Furti di rame la Polizia prosegue con l'operazione Oro Rosso 1effettuato un attento esame di tutti i materiali in giacenza, la loro provenienza e tipologia, compreso il modo di stoccaggio e conservazione, trattandosi anche di rifiuti che hanno un forte impatto ambientale ed inquinante.
Le persone identificate e controllate sono state 78.
La Polfer di Alessandria, nel corso di un controllo presso un deposito del capoluogo, ha provveduto ad elevare sanzioni amministrative per un importo di 2066 euro: nello specifico, gli agenti hanno rilevato che la lavorazione avveniva anche nell’antistante piazzale della zona commerciale, non destinato al trattamento dei rifiuti e non idoneo in quanto non impermeabilizzato. La Polfer ha contato, in questa area, 56 autoveicoli e 6 ciclomotori tra bonificati e non; per la zona interessata si è provveduto, quindi, al sequestro probatorio.
Anche all’interno del capannone adibito alle lavorazioni sono state riscontrate difformità tra la destinazione d’uso e quanto effettivamente vi viene svolto; di molti materiali non è stato possibile appurare la provenienza e la tracciatura, a causa di una tenuta di registri irregolare su cui sono tuttora in corso approfondimenti.

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