Caselli: “L’Italia delle regole e l’Italia dei furbi” (Guarda il video)

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AGLIÈ «C’è l’Italia delle regole, di chi ritiene necessario cioè il rispetto delle stesse nell’interesse generale, ma c’è anche l’Italia dei furbi, di coloro cioè che le regole le hanno tagliate, ci pensino gli altri a rispettarle.» È una sorta di lezione sul “malgoverno” quella che il Procuratore Giancarlo Caselli ha offerto ai tanti giovani e meno giovani che sabato scorso, presso il Salone pluriuso di Agliè, si sono ritrovati nell’ambito del convegno “Il valore positivo delle regole – Legalità, Democrazia e Cittadinanza attiva” fortemente voluto dall’Amministrazione comunale, per parlare di legalità. E il malgoverno a cui si è riferito il Procuratore Caselli, nella molteplicità dei significati che la parola può assumere, è quello che consiste nella violazione, o nel rispetto non adeguato delle regole che stanno alla base della convivenza civile, quella finalizzata al conseguimento del bene comune. Ed è una frase scritta circa un secolo fa a cui fa riferimento il Procuratore Caselli: “La legalità è il potere dei senza potere.” Di fatto, ha commentato Caselli, «chi non ha potere, chi non conta niente, per poter crescere in diritte e uguaglianza, per poter migliorare la sua situazione ha bisogno che le regole vengano rispettate, altrimenti sarà sempre schiacciato in un angolo, ricacciato indietro nonostante i suoi tentativi di crescere.»
E le pagine di cronaca di questo periodo parlano da sole in tal senso. Una scarsa applicazione delle regole fa sì che i diritti umani vengano negati, o mal tutelati. Il riferimento va al lavoro, alla sicurezza, alla distribuzione delle poche risorse oggi a disposizione, con conseguente aumento delle povertà e dell’emarginazione, fino a giungere ai casi estremi di suicidio di chi non c’è la fa più a vivere. Poi ci sono altri problemi, legati alla tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini, della grande criminalità, la mafia, dove i diritti di libertà dei cittadini vengono meno, sono schiacciati, calpestati. Il malgoverno, quello intrecciato con l’inosservanza delle regole determina questo quadro di diritti negati, gravemente affievoliti, mentre il buon governo, la legalità, sono precondizione per garantire una vita che vada maggiormente la pena di essere vissuta. Certo facendo i conti con una  realtà pesante, dove viene meno la fiducia verso le istituzioni, dove la parola legalità sembra una bella parola lanciata nel vuoto perché purtroppo oggi nella percezione collettiva il buon governo è considerato un optional; occorre accettare perché così va il mondo. Ma occorre cambiare modo di ragionare, ciascuno nel proprio piccolo, perché, ed il Procuratore lo ha detto chiaramente: «Senza buon governo, un governo cioè che si sforzi di garantire i diritti, non c’è partita. Senza regole vincono sempre i soliti, quelli che di regole non ne hanno assolutamente bisogno, perché meno ce ne sono più per loro le cose continuano ad andare meglio. Chi parte da una posizione di privilegio, di arroganza, di prepotenza, di sfruttamento, ha tutto l’interesse a far sì che non ci siano delle regole applicate, perché nella giungla della mancanze di regole prospera la sua posizione di prevaricazione a svantaggio degli umili e dei deboli.»
E quanto sia importante e necessaria una “cultura della legalità” anche nelle parole di Giovanni Berardi, figlio del Maresciallo Berardi, ucciso a Torino negli anni di piombo del terrorismo e autore del libro: “ Mi raccomando guagliò – La solitudine degli ultimi”. «Chi porta avanti la legalità – ha detto – costituisce il pilastro fondamentale della società nazionale e speranza per dare ai nostri figli un mondo migliore. Tutti i giorni i media ci martellano parlando di corruzione, sopraffazione e prepotenza, ma questi cattivi esempi non sono che un’infinitesima parte di quei cittadini che al contrario, quotidianamente, magari in solitudine, occupano un ruolo importante nel comportarsi correttamente.» Ed è il comportarsi correttamente la base da cui partire. «Mi raccomando guagliò – fu l’ultima frase che mio padre mi disse. Un tormentone per noi figli, ma sull’osservanza delle regole all’interno della società civile, non smetteva mai di dirci: dovreste già sapere come ci si deve comportare, andate sempre avanti con quello che vi ho insegnato.» Agli interventi ha fatto seguito la premiazione dei migliori elaborati svolti dalle scuole sul tema della legalità.
Karen Orfanelli

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