Galisiaquarantaquattro: sul Colle e al Prariond le ultime cerimonie

GalisiaquarantaquattroCERESOLE – Con la salita al Colle Galisia, sabato 29 agosto, si sono conclusi gli appuntamenti promossi dall’Associazione Amici del Gran Paradiso, per ricordare la tragedia del novembre del 1944, costata la vita a 41 persone fra soldati inglesi e partigiani italiani, morti travolti dalle slavine nel tentativo di raggiungere il rifugio del Prariond, in val d’Isere. Il gruppo di escursionisti saliti sul colle Galisia si è idealmente unito a quello formato da alcuni soci dell’Anpi di Rivarolo, che hanno reso omaggio alle vittime del Galisia ricordati da una targa sistemata nel 1967 su un roccione che, sul Galisiaquarantaquattro 1versante francese, s’incontra salendo verso il Prariond. Nessun discorso ufficiale, ma la semplice lettura dell’elenco delle vittime e dei soccorritori della più grande tragedia avvenuta sulle Alpi durante la seconda Guerra mondiale, ricordata anche dal recente libro di Aldo Cazzullo “Possa il mio sangue servire”. Una cerimonia ai 3000 metri del colle Galisia, che ha concluso il percorso rievocativo iniziato alla vigilia del 25 aprile nel cimitero di guerra inglese a Trenno, alle porte di Milano, che accoglie le tombe di 14 soldati britannici non identificati.

Intanto alla Cà dal Meist di Ceresole, sede del Centro Rete “La Memoria delle Alpi” è stata riallestita la mostra Galisiaquarantaquattro, basata sui documenti raccolti dai fratelli Ezio ed Elio Novascone. Ospite della Cà del Meist, la sera del 10 agosto, anche la professoressa Claretta Coda che con la collega Mariaelena Coha, ha seguito il lavoro dei ragazzi del liceo Aldo Moro di Rivarolo, traduttori dall’inglese del volume “Alpine Partisan” con il racconto di Alfred Southon, uno dei tre superstiti della tragedia del ’44, e realizzato il libro edito dal Corsac.

E a proposito di targhe c’è da registrare l’appello di alcuni membri del comitato per le celebrazioni a 20 anni dalla tragedia. Il comitato sistemò una targa in bronzo sul colle, sparita dopo l’alluvione del 2000. “Sarebbe bello poterla recuperare, è impensabile che sia svanita nel nulla. Forse è stata trascinata a valle dall’acqua, magari qualcuno l’ha trovata”

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