L’incontro pubblico sul cogeneratore riempie la Sala Lux (Guarda i video)

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RIVAROLO «Obiettivo della serata è quello di informare e discutere sul problema, senza altre finalità.» A sottolinearlo Gianni Fragale in una Sala Lux affollatissima, in occasione del primo incontro pubblico organizzato dal comitato “Non Bruciamoci il Futuro” sull’impianto di Congenerazione a Biomasse sorto nell’area dell’ex Vallesusa.
Dopo l’introduzione di Danila Tarizzo a cui è seguita una panoramica cronologica dei fatti a cura di Fragale, la parola è passata ad un altro membro del comitato, Claudia Dellachà, che ha illustrato i vantaggi e gli svantaggi e gli svantaggi dal punto di vista economico, politico e sociale.
Gli Ingegneri Tiziana Melfi e Marco Vacca hanno invece descritto gli aspetti autorizzativi e gli aspetti impiantistici.
Michele Bertolino, esponente di Legambiente ha sottolineato la facilità di conversione da Cogeneratore a biomasse legnose a inceneritore di rifiuti: è sufficiente sostituire il sistema di filtraggio dei fumi, investimento ammortizzabile in due anni, e molto più redditizio: «La legna viene acquistata, mentre per smaltire i rifiuti si viene pagati.» Un risparmio sul costo del combustibile, un maggior guadagno.
A parlare delle emissioni inquinanti, in particolare delle polveri sottili e della diossina, nonché della loro ripercussione sulla salute, è stata la Dottoressa Luisa Memore, membro dell’Associazione Medici per l’Ambiente. «I Pm10, respirati, si fermano al muco che rivestono i polmoni e possono essere causa di riniti, asma ecc.. – ha spiegato Memore – i pm 2,5, più piccoli, tanto che non esiste filtro che possa trattenerli, vanno più in profondità e sono già causa di tumori, infine, i pm 1, respirati, si immettono direttamente nel sangue. Le particelle pm 2,5 sono infinitamente più pericolose di quelle del pm 10.»
Il pubblico presente ha ascoltato con grande attenzione tutti gli interventi, applaudendo fragorosamente al termine di ciascuno.
All’incontro ha partecipato anche Gigi Brotto, Circolo Legambiente di Foglizzo, paese dove si sta approntando il sito di stoccaggio per l’impianto rivarolese: «Non è vero che useranno legna nostrana. A Foglizzo hanno cominciato a realizzare il sito di stoccaggio dove porteranno i carichi di legname, in un’area di 16mila metri quadrati, che verranno stoccati dalla Tecnogarden del gruppo Gdf Suez. Abbiamo chiesto al Comune perché a questa distanza da Rivarolo – ha proseguito Brotto – e ci è stato risposto “perché è vicino al casello dell’autostrada”. Non si sa da dove arriveranno questi materiali. Abbiamo anche scoperto che sono previsti tre siti di stoccaggio, ma ad oggi nessuno sa dove nasceranno gli altri due. Dire che è proprio una questione di speculazione: la Tecnogarden non è la proprietaria del terreno, ma lo affitta da un privato di Bosconero, con un contratto di quattro anni. Se un’azienda decide di affittare un’area del genere – ha concluso Brotto – deve esserci veramente un bel guadagno.»
«Dobbiamo cominciare ad agire in democrazia, – ha detto un cittadino – voglio vedere i rappresentanti della Provincia, i Commissari e i costruttori qui. Devono venire anche loro a parlare con la cittadinanza, come ha fatto il Comitato, e a spiegare quali sono i vantaggi di questa operazione. Se non verranno, siamo pronti – ha concluso – a protestare pacificamente al sito. Andremo lì e non ci muoveremo finché non ci verranno date risposte.»

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