Mons. Aldo Cerrato in visita al Centro di Riabilitazione Visiva

IVREA – C’è affetto nelle parole di Monsignor Aldo Cerrato, Vescovo di Ivrea, in visita ieri mattina presso il Centro di Riabilitazione Visiva dell’Asl TO4, e c’è stupore nel poter toccare con mano quanto la struttura è in grado di offrire a chi è stato colpito da gravi patologie oculari, insegnando ad utilizzare apparecchiature capaci di essere da supporto nella vita comune di tutti i giorni. Ecco che  usare il computer, il telefonino, leggere e poter in questo modo accedere con libertà alla cultura, creando momenti di incontro, ha sottolineato il Presidente Apri Marco Bongi, “diventa estremamente importante, per far tornare il gusto della lettura a persone che avevano perso la speranza di farlo.” Poi lo sguardo alla crisi della Sanità in Piemonte che sta mettendo a rischio quanto di buono è stato costruito come Centro. Così, se da un lato c’è la certezza di andare avanti solo fino a fine marzo, dall’altro non manca comunque la speranza di riuscire a proseguire in questo percorso di recupero e riabilitazione. E il sostegno è giunto anche da Paolina Di Bari, Direttore del Distretto di Ivrea: “Cercherò di lavorare affinchè questa struttura possa  continuare nel suo percorso.” Ma l’auspicio finale va anche al prossimo 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, Patrona dei non vedenti. Il desiderio è quello di poter contare sulla presenza del Vescovo, in virtù anche di quella particolare affezione che, ha concluso il Presidente dell’Associazione,  “alcuni soci mi hanno riferito Lei abbia mostrato avere  in una recente omelia, verso questa Santa.” Colto con piacere l’invito, Monsignor Cerrato non si è sottratto al racconto di quanto ha vissuto in prima persona. “Alla fine del 2011, era il mese di ottobre – ha raccontato con simpatia il Vescovo – ero diretto ad una comunità in provincia di Salerno, quando mi accorsi di avere una parte dell’occhio sinistro buia. Partii lo stesso, e quando arrivai il campo visivo si era ridotto notevolmente. Rientrato nella capitale mi venne diagnosticato un distacco della retina del 70%, da operare con urgenza. Questo voleva dire stare fermo fino al giorno dell’operazione (che significava attendere anche diverse settimane) e un calendario di impegni che stava andando a monte. Quello stesso giorno mi colpirono 10 mail che mi arrivarono tutte insieme, e tutte identiche tra loro. Erano di una casa editrice di Vicenza, con riportata un’unica frase: “La tua amica Santa Lucia”. Chiuso il computer, dopo 45 minuti mi telefonarono dall’ospedale dicendo di presentarmi la mattina dopo. Mi operarono e andò tutto bene.”
A fianco di questa breve parentesi, nelle parole di Monsignor Cerrato il valore della vita, che è bella sempre, e comunque. “La vita – ha detto – non è bella in quanto sempre piacevole, ma perché è un dono che ci è stato fatto e che dobbiamo accogliere dando il meglio di noi. Mi ha commosso la volontà, l’impegno, la dedizione a saper trarre il meglio dalla realtà: ipovedenti che non si rassegnano di esserlo, ma che vogliono realizzare il loro vedere in altro modo da quello degli occhi, con il coraggio e la passione di vivere. Non bisogna resistere passivamente rassegnati di fronte alle difficoltà, ma di saperle affrontare, proprio come voi state facendo. Occorre fare in modo che dentro questa situazione irreparabile, ciascuno trovi il meglio di sè, e per gli altri. Siamo degli individui, ma non possiamo essere individualisti; l’individualista non solo soffoca ma distrugge l’individuo e la persona. Saper affrontare le difficoltà per sé e per gli altri è quanto ho visto oggi: i computer che traducono in suono i testi, il pranzo preparato in cucina dai disabili visivi, persone che hanno voglia di vivere, specie in un mondo dove tante cose non vanno.”
Spazio alle parole anche per il progetto “Libri dal carcere”, avviato dall’Apri all’interno del carcere; creare cioè una stamperia per riuscire a produrre libri tattili. “Questo contatto con la disabilità – ha sottolineato Bongi – credo abbia una valenza educativa per le persone che hanno sbagliato, affinchè anche loro abbiano la possibilità di riabilitarsi.” Quella con il Carcere di Ivrea per Monsignor Cerrato è stata un’esperienza del tutto nuova. “Ordinato prete e conclusi gli studi a Torino con la laurea in Lettere Classiche (il 20 giugno del 1975) – ha concluso il Vescovo – a settembre avevo già la Cattedra al Liceo statale. Ho insegnato e il mio tipo di Ministero Pastorale l’ho vissuto in questo ambito. Poi sono stato, dal ‘94 in avanti a Roma, Capo Generale della Congregazione…., ho viaggiato molto ed ecco che carcere o altre attività di recupero non le conoscevo. Un mondo sconosciuto, che ho potuto vedere da vicino. Ero preoccupato sul che cosa dire, ma poi, alla fine, non ho avuto alcuna difficoltà ad entrare in rapporto con i detenuti e questo perché il cuore dell’uomo che loro sono, è esattamente come il cuore dell’uomo che sono io.”
Karen Orfanelli

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