“Stimolare l’orgoglio dei giovani”

L’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, alla Giornata della Caritas Diocesana
Stimolare l’orgoglio dei giovaniTORINO – L’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, è intervenuto questa mattina con un videomessaggio alla Giornata della Caritas Diocesana che si tiene presso il Teatro Grande Valdocco.
Ne riportiamo alcuni passaggi.
«Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco su tutta la terra: è l’invito che Papa Giovanni Paolo II rivolse ai giovani nel Giubileo del 2000 e che facciamo risuonare anche oggi, parlando non tanto dei giovani e sui giovani, in rapporto al tema della giustizia e delle opportunità, ma per mettere subito al centro del mio intervento un approccio positivo e incoraggiante verso i giovani, considerati soggetti e non solo destinatari delle iniziative delle nostre comunità e di loro educatori.
L’impegno educativo e la formazione esigono un costante accompagnamento, per prevenire situazioni di disagio, di fenomeni gravi come la diffusione della droga (a partire da quelle leggere, anticamera di quelle pesanti) e di altre devianze, che preoccupano le famiglie e la società, come il bullismo e il cyberbullismo, che crescono anche negli adolescenti, o il gioco di azzardo e l’alcool,
che seminano lutti e tragedie e costano alla società moltissimo in termini di recupero delle persone. Non mancano poi situazioni crescenti di vere forme di povertà, anche fisiche e materiali, che colpiscono tanti ragazzi e giovani minori, non solo provenienti dai Paesi di immigrazione, ma anche originari del nostro Paese, a causa del crescente numero di tante famiglie senza lavoro. Sul tema del
lavoro dei giovani, poi, sappiamo che la nostra Regione è quella che ha sofferto e continua a soffrire di più, nell’assicurare loro un’occupazione.
Il mondo adulto ha delle responsabilità e il soggetto educativo fondamentale è la famiglia, ma anche la scuola, gli oratori, le associazioni di ogni tipo, da quelle sportive a quelle culturali e sociali, il volontariato: tutte realtà che possono rappresentare, se orientate su valori condivisi di rigore culturale e morale, una rete educativa e formativa primaria per indirizzare le nuove generazioni su vie di responsabilità e di impegno. Anche il lavoro, con le esigenze di professionalità e competenza che porta con sé, può rappresentare un veicolo importante.
Nel Convegno ecclesiale nazionale di Firenze del 2015 sul nuovo umanesimo in Gesù Cristo, il gruppo dei giovani ha espresso alcune considerazioni stimolanti. Noi – ci dicono i giovani – ci siamo e siamo disponibili a metterci in gioco, facendo la nostra parte con impegno: occorre che gli adulti ci trattino non come persone che debbono essere guidate, o criticate, ma come interlocutori con cui scommettere insieme sul futuro di cambiamento della società e della Chiesa, di cui desideriamo essere protagonisti.
L’Assemblea diocesana e la mia Lettera pastorale dello scorso anno hanno stimolato tutti i giovani a gettarsi con coraggio apostolico nel campo della missione, aprendo le porte del proprio cuore e impegno verso i coetanei.
I giovani devono essere messi in grado di programmare e gestire loro in prima persona il vasto campo della carità, della solidarietà e del servizio. Se diamo loro fiducia nel promuovere iniziative inventate e gestite da loro stessi, allora si mostrano estremamente generosi, altrimenti non troveremo una risposta appropriata alle nostre attese e richieste di adulti. Diamo anche noi adulti esempi coerenti e concreti di questo impegno, perché solo così saremo veri educatori e testimoni, come è stato san Giovanni Paolo II, che era molto amato dai giovani perché, più che “dovete”, diceva loro “potete”, sottolineando le loro capacità e stimolandone l’orgoglio.»
+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino

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