Tangentopoli: vent’anni dopo

VIDRACCO – Sono trascorsi vent’anni dallo scandalo chiamato “tangentopoli”, che travolse, in conseguenza delle indagini sulla corruzione fatte dalla Magistratura, i partiti della cosiddetta “prima Repubblica”. A distanza di venti anni da quella vicenda, ci si è interrogati su quale su quale è la situazione in Italia in ordine alla diffusione e al contrasto della corruzione, e lo si ha fatto sabato scorso, 5 maggio, presso Damanhur Crea – Centro Congressi “Adriano Olivetti” a Vidracco, nell’ambito di un convegno organizzato dall’Accademia dell’Equilibrio in collaborazione con il Comune di Vidracco e Damanhur, intitolato “Tangentopoli – La corruzione venti anni dopo. Come prima o più di prima?”, sentendo i protagonisti di ieri e di oggi nella lotta giudiziaria alla corruzione, con uno sguardo alle possibili riforme legislative in discussione in Parlamento. Ospiti della “tavola rotonda” Gherardo Colombo ex Magistrato e scrittore, Bruno Tinti, ex Magistrato, scrittore e giornalista de Il Fatto Quotidiano, Giorgio Vitari Procuratore della Repubblica di Asti (intervenuto al posto di Marcello Maddalena Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Torino) e Giuseppe Marra Giudice presso il Tribunale di Torino, moderati da Giancarlo Fiorucci
«Quest’anno ricorre il ventennale di “tangentopoli”, – ha introdotto Giancarlo Fiorucci – non possiamo dire che oggi lo festeggiamo, anche perché non c’è un granché da festeggiare; potremmo farlo se avesse portato risultati, ma a quanto pare non ce n’è sono stati di grandi, tanto che è come se la corruzione fosse ormai entrata nel “Dna” dell’Italia. Fino a qualche mese fa c’era qualche speranza, perché si pensava che con il nuovo Governo sarebbero state introdotte nuove leggi che avrebbero garantito una lotta alla corruzione, ma è di qualche giorno fa la notizia che in Commissione Giustizia della Camera, due emendamenti, parte della nuova legge, hanno già trovato grossi ostacoli. E precisamente: “Traffico di influenza” che trasforma in reato anche solo la semplice raccomandazione. È chiaro che se vietiamo questo togliamo un po’ di potere ai politici, e nessuno dei parlamentari lo vuole. L’altro emendamento che ha incontrato un grosso ostacolo politico è quello relativo alla “Corruzione fra privati”, ossia la perseguibilità d’ufficio sulla querela di parte. Comunque il 28 maggio il provvedimento verrà discusso in aula, e vedremo cosa accadrà.»
Obiettivo del convegno, oltre a raccontare la storia di quello che è accaduto da vent’anni a questa, andare a sviscerare quali possano essere le cause e quali le cure.
Gherardo Colombo ha parlato dell’inchiesta “Mani pulite”: «Sono convinto che queste indagini siano state rifiutate dai cittadini italiani, perché andavano a toccare imprenditori e persone nelle quali potevano identificarsi. Sono cinque anni che mi sono dimesso dalla Magistratura, perché mi sono trovato come un idraulico, che chiamato in una casa perché manca l’acqua dal rubinetto della cucina, fa di tutto per cercare il guasto, lavora a lungo a quel rubinetto, ma niente. Allora pensa che forse la rottura è più in alto, quindi si reca dove è situato il rubinetto generale, lavora parecchio e finalmente l’acqua arriva: ecco, è come se per 33 anni mi fossi occupato del rubinetto della cucina senza mai vedere che dovevo andare a quello centrale.» Colombo ha altresì sottolineato, durante il suo intervento, oltre a rimarcare l’importanza dell’educare i ragazzi in età scolare a pensare e a discernere cos’è bene e cos’è male (difatti sia Colombo che Tinti, trascorrono gran parte del loro tempo nelle scuole a parlare agli studenti), l’importanza della rieducazione per i carcerati : «Non serve stiparli in celle in condizioni disumane, poiché il 68% di coloro che escono di prigione tornano a delinquere. Bisogna trovare punizioni alternative, ed inserire un “sistema di giustizia riparativa”.»
Di tutt’altro parere Bruno Tinti, il quale sostiene che sia necessario un metodo di “severità e repressione” per i soggetti ritenuti “pericolosi per la società”. «La corruzione è un morbo che si è diffuso per garantirsi l’impunità. Diverse sono le cause che spingono alla corruzione – ha sottolineato Tinti – quali ad esempio la ricerca spasmodica di consensi. La corruzione uccide, orienta gli investimenti pubblici e fa allargare il debito pubblico. In questi vent’anni non solo non è stata fatta una lotta alla corruzione, ma è stata fatta una lotta ai processi. La corruzione ci ha rubato la democrazia.» E riferendosi ai media attuali: «Viviamo nella costante disinformazione. I fatti non si raccontano più, si fa propaganda. E con una propaganda di questo genere, diventa difficile conoscere la portata del problema, e si favorisce così la corruzione.»
«La corruzione è una malattia – ha affermato Giorgio Vitari, rimarcando anche la necessità di accelerare i processi e allungare i tempi di prescrizione – ma non si deve pensare che la giustizia possa sconfiggerla. Può soltanto ridimensionarla e condurla entro limiti più accettabili. Può sembrare disperante perché non ci vedrà mai assolutamente vincitori, ma dà a questa battaglia un obiettivo credibile e raggiungibile.»
Infine la parola è passata al Giudice Giuseppe Marra, il quale ha illustrato le prospettive di riforma dei reati di corruzione: «Un paio di settimane fa, in Commissione Giustizia, si è votato per la reintroduzione del “Falso di Bilancio”: hanno votato all’unanimità, salvo per il Pdl che è uscito dall’aula. Si tratta di un passaggio importante perché è proprio attraverso questo reato che vengono reperiti i “fondi neri” che servono per pagare i costi della corruzione. Se venisse portato a compimento l’iter dell’intera riforma, incluso gli emendamenti relativi all’aumento di pena e, conseguentemente dei tempi di prescrizione, e incluso quelli relativi al “Traffico di influenza” e alla “Corruzione fra privati”, si compirebbe finalmente una svolta.»
Combattere la corruzione per riacquistare la nostra dignità. Fiorucci ha sintetizzato tutto questo con una battuta: «Cominciamo a non parcheggiare in seconda fila.»

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