Ambizioni e contraddizioni della Mostra della Ceramica di Castellamonte

CASTELLAMONTE – Qualcosa sta cambiando. Passate di moda le espressioni corrucciate che lo scorso anno segnarono il volto degli organizzatori della mostra della ceramica di Castellamonte, l’inaugurazione di venerdì 30 agosto svoltasi presso il Liceo Artistico Felice Faccio ha dimostrato che far festa si può. Intendiamoci: nessuna esagerazione, ma si respirava un’aria diversa, più distesa, forse perché ormai lontana da quella tornata amministrativa che per una manciata di voti aveva riportato la Giunta Mascheroni a governare la città, restituendo al curatore Vittorio Amedeo Sacco, le redini dell’evento. Per lui un successo alla luce di quel titolo di “Ambasciatore della Ceramica”  conferitogli all’unanimità dall’Assemblea Generale dei Comuni delle Città della Ceramica nella riunione del 5 luglio 2013, con la seguente menzione: “Per il riconoscimento del suo attivo impegno per la valorizzazione della ceramica artistica e tradizionale italiana.” Hanno applaudito le istituzioni presenti, politiche e militari ed il consenso è giunto anche dal nuovo Vescovo di Ivrea Monsignor Cerrato, per la prima volta a tagliare il nastro di una Mostra dalla valenza internazionale, addirittura mondiale è stato ricordato; e a dare il benvenuto anche la Banda Musicale ed il caldo sole. Nei ricordi di sua Eminenza quella stufa “Franklin” presente nella casa astigiana dei nonni quando era bambino. «Sentivo dire che era di Castellamonte. Ed era splendida.» Poi nelle sue parole la soddisfazione che nel Liceo Faccio fosse presente un suo confratello ed amico, don Maurizio. «Una grande presenza dalla preparazione teologica invidiabile e dalla competenza dal punto di vista artistico che fa si – ha commentato il Vescovo – che la sua presenza continua in un luogo che è scuola d’arte coltivi la presenza secolare della Chiesa che da un punto di vista artistico, ha fatto la sua parte.» Insomma un’inaugurazione all’acqua di rosa come si usa dire, senza eccessi, lontana dalle polemiche (almeno in apparenza), dove tutti si sono mostrati sorridenti e si sono stretti la mano, poco vivace anche nei discorsi un po’ sempre uguali, ma con una promessa per il futuro, giunta dall’Europarlamentare Fabrizio  Bertot: «Ricordi Nella quando con un gruppo di Sindaci siamo andati al Parlamento Europeo per presentare tutta una serie di cose che volevamo fare? L’appuntamento è per il mese di febbraio durante la “Plenaria del Parlamento Europeo” a Strasburgo, perché qualcosa si sta combinando – ha sottolineato Bertot –  Lo spazio è prenotato e sono convinto che per il Canavese, con le sue eccellenze da un punto di vista artistico, istituzionale, ma anche forse della produzione, qualcosa a livello internazionale lo si possa preparare. È l’unica cosa nella quale posso essere utile in questo momento.»
E che il periodo sia difficile è cosa risaputa a tutti. Lo hanno sottolineato il Sindaco Mascheroni, il Preside del Faccio Rutigliano, l’Assessore regionale Coppola e provinciale Balagna, in un susseguirsi di interventi a dire il vero un po’ scontati. Perchè se sono state una novità la nomina di Ambasciatore della Ceramica conferita a Vittorio Amedeo Sacco, la partecipazione per la prima volta del Vescovo alla rassegna artistica e la volontà di Bertot di portare a Strasburgo un pezzo di Canavese, è altrettanto vero che, artisti a parte, quanto detto non ha fatto sussultare gli animi: un plauso è andato all’Istituto castellamontese con la sua tradizione storica, l’elevata professionalità dei suoi docenti. Una scuola, ha detto il suo dirigente scolastico, «che deve continuare a vivere al di là del discorso degli accorpamenti»; un plauso «ad una Castellamonte che si dà una connotazione internazionale e che vuole crescere – ha sottolineato Balagna – con il suo lavoro di squadra» e con la necessità, ha continuato, «di non chiudersi in se stessi, ma di guardare ad un naturale connubio con Torino quale alleanza strategica, cercando di creare tra le amministrazioni quella collaborazione indispensabile nei servizi per essere maggiormente competitivi.» Poi un plauso ad una città che nonostante il momento di crisi risponde positivamente, ha aggiunto Mascheroni, «a questo evento importantissimo, momento di grande rilevanza per il territorio.» Lo sguardo, quindi, ad un’attività economica che va supportata e  ad una scuola punto di riferimento dei tanti giovani con l’auspicio che nascano nuove energie, nuovi artisti, capaci di portare avanti la tradizione castellamontese; ad una Mostra al suo 53° anniversario. «Questa “Signora” ha 53 anni – ha detto l’Assessore alla Cultura del Comune di Castellamonte Nella Falletti – Credo che una donna a 53 anni diventi interessante, e mi auguro che voi visitando la mostra la possiate apprezzare», ed ha aggiunto: «Ragazzi se non lo diciamo noi, nessuno ce lo dice.» Ma cosa significa! Non era forse la Mostra della Ceramica una rassegna artistica riconosciuta a livello non solo nazionale, ma addirittura mondiale? Sembra che neppure loro ci credano e ancora una volta vien da chiedersi dove era all’inaugurazione quella città che risponde positivamente? Dov’erano quei giovani studenti dell’Istituto futuri portatori d’arte e di cultura? Dov’è quel lavoro di squadra che come un disco rotto torna ripetutamente ad echeggiare tra le piazze.
E nel ringraziare le città di Levone ed Agliè che hanno aperto le porte alla mostra, ci si dimentica forse che a chiuderle sono state realtà quali  Pavone, Bairo, Torre, Caluso, che un tempo si sono fatte portavoce di questa paventata sinergia. Eppure secondo l’Assessore Falletti «il legame che stiamo creando è una rete sul territorio.» Una rete che zoppica se ancora una volta siamo portati ad evidenziare che la città della terra rossa si “dimentica” di menzionare due punti seppur privati, ma cardine della tradizione ceramica: la Fornace Pagliero e Casa Museo Famiglia Allaira. Lo si dice da anni. «Tutti abbiamo detto le stesse cose – ha commentato l’Assessore Regionale Coppola nel suo discorso conclusivo – L’attaccamento, l’affetto, la consapevolezza per l’importanza di Castellamonte, che è un sentimento condiviso tra tutti i soggetti che operano sul territorio», aggiungendo: «Castellamonte vince perché tutti la sentono come occasione in cui sentirsi rappresentati, ritrovando quelle origini, quella tradizione che è irrinunciabile non perché siamo in un momento difficile, in una fase storica in cui sono messe in discussione la nostra identità, la nostra tradizione, le nostre radici, ma perché abbiamo voglia attraverso questo nuovo modo di raccontare il Piemonte, di conquistare altri luoghi. Credo che attraverso la nostra identità ed esempi come Castellamonte, dove la creatività diventa lavoro, produzione quotidiana, saremo capaci di generare condizioni nuove delle quali abbiamo un disperato bisogno. L’Italia vince quando investe sulla creatività, sul talento, sulla competenza.» Occasione in cui «tutti – ha detto – si sentono rappresentati», ma non è così. E allora ben vengano le semplici parole del primo cittadino: «Non voglio dilungarmi con le parole, perché ci sono tante cose belle da vedere.» È vero. Spazio dunque agli artisti, in numero di 100 provenienti da ogni parte del mondo per 20 mostre diverse a dare vita a “Terra di Confine” che, sottolinea il curatore, «sottende alcuni originali significati: l’arte contemporanea riflette sui cambiamenti del mondo; indaga nei territori limitrofi; sperimenta possibili nuovi stili di vita. La ceramica d’arte non resta impermeabile ai cambiamenti radicali della società e della cultura di questo nuovo secolo.” Impermeabile ai cambiamenti, fossilizzata nei suoi schemi resta invece la Mostra, restano i discorsi. Ha proprio detto bene il primo cittadino: «Ritengo sia più importante accelerare la fase dei discorsi e andare a vedere la nostra mostra. Poco importa l’orgoglio evidenziato dall’Assessore Falletti nell’avere Costantino Nigra di ceramica in terra rossa alla Farnesina nella Sala degli ambasciatori, perché resta l’orgoglio rappresentativo di una fetta disunita di quella Castellamonte intenzionata ad aprirsi al mondo.
Karen Orfanelli

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